La conciliazione vita lavoro nel mondo del lavoro per una donna Metalmeccanica è una corsa ad ostacoli, ecco perché le normative presenti negli accordi interni aziendali e nel Ccnl devono essere implementate e rese attuabili.
Siamo nel 2020, ma essere donna nel mondo del lavoro comporta ancora grandi difficoltà e, se si aggiunge operaia, RSU e RLS in un’azienda di 111 lavoratori a maggioranza uomini, diventa una strada in continua salita.
Purtroppo rimane l’ottusità di aziende e dirigenti che si limitano a pensare che ancora oggi ci siano lavori prettamente maschili e prettamente femminili, limitando così la possibilità di apprendere, di crescere e di formarsi nel mondo del lavoro: la formazione continua deve essere fatta a tutti indistintamente.
Le donne sono rilegate a lavori di ufficio o minuteria di precisione, manualità, ma mai che si voglia vedere una donna attrezzista, magari su macchine di tornitura, perché se per sbaglio viene concessa questa crescita professionale arriverà sicuramente qualcuno a lamentarsi che è stato fatto un errore, ed è anticonvenzionale, è fuori luogo. Ci ricordiamo che nel lontano periodo di guerra nelle fabbriche c’erano le donne? Le donne che hanno portato avanti questo paese mentre gli uomini erano al fronte.
Teniamo presente che la microeconomia di tutti i giorni a Osnago, a Ronco Briantino, in Lombardia, spesso viene fatta ed è gestita dalle donne che si barcamenano nel budget familiare.
Diventa difficile poi pensare una donna alla dirigenza o alla direzione di un’azienda! perché colei che gestisce una famiglia, orari scolastici, dopo-scuola, attività sportive, cena, spesa, incombenze economiche a cui provvedere, non sarà mai in grado di gestire un’azienda. Personalmente vedo poca differenza.
Vogliamo porre attenzione alle qualifiche, alle categorie? molte aziende nel settore metalmeccanico riconoscono le qualifiche delle donne negli scatti di anzianità, difficilmente vengono riconosciute qualifiche per merito. Quando manca un operaio spesso va bene che sia una donna a sostituirlo per portare avanti o finire quel lavoro, ma poi il passaggio di categoria è opportuno darlo a lui.
Siamo nel 2020 e ancora c’è diversità di salario tra uomo e donna anche in presenza di stesse mansioni e competenze, perché non contano le capacità e l’organizzazione.
Non conta che una donna quando finisce le sue ore lavorative inizia altrettante ore lavorative nella gestione della famiglia e della casa. Non conta nemmeno se siamo nel 2020.
Questo è stato e continua a essere un anno difficile, in fabbrica e nella vita privata. Serve un cambio di marcia. È inconcepibile che sia dovuta arrivare una pandemia per riconoscere permessi emergenziali per la cura dei propri familiari, per l’assistenza dei figli. Il capitolo dei diritti e doveri, della tutela contro la violenza delle donne nella piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale, non devono essere un contorno di parole, ma vogliamo farlo diventare uno dei punti trainanti per dare risposte a tutti.