L’impoverimento educativo: uno dei problemi più gravi

Autore

Emanuela Fellin
Emanuela Fellin, pedagogista clinica, svolge la sua attività professionale, di studio, ricerca e consulenza per lo sviluppo individuale, sia con l’infanzia e l’adolescenza, che con gli adulti. Si occupa di interventi con i gruppi e le organizzazioni per la formazione e lo sviluppo dell’apprendimento e della motivazione. L’impegno di studio e applicazione è rivolto agli interventi nei contesti critici dell’educazione contemporanea, sia istituzionali che scolastici. Le tematiche principali di interesse vertono sui concetti di vivibilità, ambiente, cura e apprendimento. I metodi utilizzati sono quelli propri della ricerca-intervento e della consulenza al ruolo per lo sviluppo individuale e il sostegno alle dinamiche dei gruppi e delle organizzazioni.

L’impoverimento educativo non è un destino ma è il risultato di scelte precise e in particolare di decisioni pubbliche che possono favorire l’emancipazione individuale e la libertàin particolare la libertà di scegliere e di decidere delle proprie vite 

Così come la violenza non può essere ridotta alla violenza fisica, perché esistono forme di violenza psicologica che possono essere distruttive; così come il lavoro non è solo contratto e prezzo, ma relazione e significato; allo stesso modo l’impoverimento non è solo materiale ma può essere molto più grave, dal punto di vista della crescita della qualità della vita, l’impoverimento educativo, con i suoi effetti minorizzanti e mortificanti sullo sviluppo personale, non solo dei bambini ma di intere popolazioni. Per educazione infatti non possiamo intendere solo quello che accade nell’esperienza scolastica di ognuno di noi, ma abbiamo sempre più bisogno oggi di estendere il concetto di educazione riportandolo al suo significato etimologico originario e alla sua dimensione esperienziale più importante: quella che ha a che fare con la possibilità e capacità di ognuno di noi, grazie alle relazioni fondamentali che viviamo e alle basi sicure di cui possiamo godere, delle nostre capacità e possibilità di espressione di autorealizzazione. L’impoverimento educativo oggi non riguarda neppure soltanto le quote marginali della popolazione, ma è un fenomeno particolarmente diffuso a molti livelli della nostra esperienza. Prendiamo in considerazione un esempio che ha che fare con il fondamentale ruolo del gioco nella crescita delle bambine e dei bambini e nella vita di ognuno di noi. Può essere utile considerare, ad esempio, come si è evoluto l’utilizzo di uno dei giochi che ha contribuito allo sviluppo di intere generazioni: quello del Lego.  

E’ importante nel gioco sostenere lo sviluppo dell’immaginazione e della fantasia 

I mattoncini tradizionali che avevano la funzione fondamentale di sostenere lo sviluppo dell’immaginazione e della fantasia e che consentivano un numero infinito di possibilità alle bambine e ai bambini che giocavano, oggi sono stati sostituiti da una sempre crescente quantità di proposte commerciali di cosiddetti giochi dalle possibilità regolate, spesso molto complicate, che consentono soltanto l’esecuzione di quanto previsto dal manuale per la costruzione dei giochi stessi. Una mortificazione dell’immaginazione della fantasia che riduce il gioco al puro e semplice problem solving. Se si considerano gli ambiti in cui l’impoverimento educativo si produce non è difficile constatare come ad essere coinvolti sono i molteplici livelli dell’esperienza educativa. A livello di affetti primari, e in particolare nella relazione genitori – figli, assistiamo ad una crisi profonda dell’educazione sentimentale e, quindi, della capacità delle bambine e dei bambini di appropriarsi efficacemente della gestione delle proprie emozioni a causa di relazioni educative che sono profondamente estremizzate o verso l’iperprotezione e la negazione o verso la disposizione a concedere ogni tipo di attività ed azione senza intervenire per sostenere, guidare, aiutare, sia con la vicinanza che con la disponibilità , sia con il giusto livello di autorità e contenimento necessari. L’esperienza scolastica , sin dalle scuole primarie, appare particolarmente concentrata sugli aspetti contabili e sullo sviluppo delle cosiddette competenze, come se educare significasse istruire per scopi inerenti a un produttivismo lavorativo per il quale peraltro non esistono sbocchi o perlomeno non esistono sbocchi corrispondenti per lo scarto temporale che si produce tra il momento in cui l’educazione si esplica e le rapide trasformazioni che si producono nell’organizzazione e nello sviluppo dei sistemi produttivi. Esiste poi una caduta verticale di ogni attenzione al ruolo fondamentale che può svolgere l’educazione degli adulti, immediatamente dopo la fine dei percorsi scolastici. In ragione dell’evoluzione rapida dei nostri sistemi di vita e dello sviluppo della conoscenza, le conoscenze e le capacità acquisite durante l’attività educativa e formativa istituzionale tendono a divenire rapidamente obsolete. La criticità dei diversi livelli dei processi educativi primari e secondari é quindi la principale causa dell’impoverimento educativo.  

Una risposta a questo problema l’abbiamo individuata da tempo, definendola Terza Educazione 

Oggi sappiamo che lo scarto tra le capacità individuali e le opportunità disponibili si configura come un ulteriore causa dell’impoverimento e dell’emarginazione. In tante zone del paese il tasso di disoccupazione giovanile è superiore al 50%. Per fare solo un esempio, nei progetti, ben 405, relativi al Recovery Fund, non c’è quasi niente che riguardi il sostegno allo sviluppo delle conoscenze e della cultura, una via fondamentale per ridurre l’emarginazione, l’impoverimento educativo e, quindi, le condizioni di povertà. L’impoverimento educativo non è una questione che riguarda il singolo individuo, il singolo bambino e la singola bambina. È un fenomeno sociale che ha che fare con il sistema delle relazioni e con il legame sociale che siamo capaci di costruire nelle nostre comunità. Migliorare la qualità della vita nelle città e nelle periferie sarebbe una delle condizioni fondamentali, insieme alle scelte urbanistiche, per affrontare l’impoverimento educativo.  

Spazi pubblici e processi di socializzazione sono tra le principali opportunità per la riduzione dell’impoverimento educativo 

A mancare soprattutto la socialità, ovvero l’insieme delle opportunità che favoriscono la costruzione di legame sociale a partire ad esempio dalla dimensione pubblica dell’incontro, del gioco, con le opportunità sportive e le situazioni di incontro che svolgono una funzione socializzante educativa fondamentale. Una via simile darebbe l’opportunità a ragazzi e ragazze di stare fuori dalle strade invece che passare le serate a bere e cercare risse. Ci si potrebbe chiedere che cosa ha a che fare questo con la crescita delle opportunità economiche e lavorative. Proprio in questa domanda risiede la messa in evidenza dei limiti di un certo modo di pensare il modello di sviluppo. Il legame sociale, le relazioni e le opportunità educative reciproche che passano attraverso la socializzazione possono avere un impatto enorme sulla crescita. Costruire gli spazi pubblici e sociali produce opportunità lavorative e contiene il degrado degli spazi pubblici delle periferie. Così come manutenere gli stessi spazi pubblici, il verde urbano, i luoghi della cultura, riduce i rischi di emarginazione, aumenta l’occupazione e favorisce la bellezza degli spazi di vita.  

Trasformare gli strumenti digitali in opportunità di crescita educando a governarli e non subirli 

Da ultimo ma non meno importante è fondamentale considerare una delle principali cause dell’impoverimento educativo oggi, La dipendenza digitale causata dai mancati investimenti sull’educazione necessaria a favorire la capacità di governare l’utilizzo del digitale e di non subirlo. Gli stessi progetti che sono stati presentati per l’utilizzo del Recovery Fund risultano particolarmente centrati sul digitale ma ancora una volta hanno a che fare principalmente con l’ideologica e pervasiva diffusione delle strumentazioni, ma non con la costruzione di una cultura e di una capacità per il governo di questi strumenti fondamentali che sono componenti ormai costitutive dei paesaggi mentali e dei paesaggi relazionali delle nostre vite. L’impoverimento educativo quindi non è un destino ma è il risultato di scelte precise e in particolare di decisioni pubbliche che possono favorire l’emancipazione individuale e la libertà, in particolare la libertà di scegliere e di decidere delle proprie vite. 

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