In queste otto conferenze lei, Prof. Latour, dopo il suo libro Tracciare la rotta, ha deciso di scendere decisamente in campo e di affrontare finalmente Gaia.
Eh! Sì, cos’altro si può fare se non occuparsi della cosa più importante: convocare tutti i popoli della Terra, o meglio i popoli della Natura, perché divengano parte attiva…
Per fare cosa?
Quello che va fatto! Evitare che l’Antropocene sia l’epoca della distruzione del Globo. Dobbiamo renderci capaci di rispondere della nostra presenza e dei suoi effetti, riconoscere che noi tutti abbiamo response-abilities, responsabilità. Fare il contrario, esattamente il contrario, di quanto sostenne il presidente Bush, quando disse: ‘Il nostro stile di vita non è negoziabile’. Dobbiamo non solo negoziare il nostro stile di vita rendendolo sostenibile, ma far nostre tutte le verità scomode sulla crisi ambientale e climatica, che tendiamo a rimuovere o addirittura a negare.
Come pensa che sia possibile?
Nel libro considero più di una condizione necessaria, ma qui voglio sottolinearne due: la prima è imparare a riunirsi senza un arbitro superiore, cioè, per noi umani, divenire padroni del proprio destino; la seconda è estendere la Conferenza delle Parti in causa ai Non Umani, riconoscendo la nostra responsabilità di esseri che non solo sanno ma sanno di sapere. Senza le altre parti, senza i Non Umani, non c’è vita neppure per noi.
E Gaia?
Vuol dire trattare la Terra come madre e come effettivamente è: un unico organismo vivente di cui siamo parte anche noi.