Sento la necessità di proiettare in avanti il pensiero e immaginare di costruire non solamente quello che è realistico e realizzabile nel qui ed ora, ma visioni possibili del futuro che oggi possono apparire come utopie
Nel mondo contemporaneo, i tempi evolvono così velocemente che ciò che sta cambiando oggi cambierà ancora tra poco, pochissimo tempo. Me ne accorgo spesso, nel lavoro che faccio, perché tra la progettazione di un edificio e la sua realizzazione passa almeno una generazione di cambiamenti. Così, a lavori finiti, i progetti sembrano già vecchi e meriterebbero di essere ricominciati da capo. Questo accade perché nell’avanzare dell’evoluzione del mondo, cambiano di continuo le aspettative degli individui e delle società rispetto alla vivibilità degli ambienti costruiti. Esigenze sempre diverse nascono in relazione ai mutamenti della sensibilità estetica, alle nuove disponibilità costruttive e tecnologiche, ma anche ai grandi eventi catastrofici e pandemici, e all’evoluzione dei sistemi politici ed economici del pianeta.
Come architetto, ho allora sentito la necessità di proiettare in avanti il pensiero e immaginare di costruire non solamente quello che è realistico e realizzabile nel qui ed ora, ma visioni possibili del futuro che oggi possono apparire come utopie.
A tal proposito c’è un fenomeno che mi piace citare. È stato dimostrato che i paesi con la letteratura di fantascienza più avanzata, di qualità e di successo, sono i paesi nei quali la tecnologia è più evoluta e dove c’è una maggior spinta intellettuale alla sperimentazione e alla ricerca scientifica. La fantascienza ha un valore enorme nella creazione dell’attitudine a pensare il futuro. E interrogarsi sul futuro è necessario per essere preparati ad affrontare l’impatto dei mutamenti senza subirli passivamente, ma indirizzandoli in modo attivo verso condizioni di vita migliore. Da qui, la volontà di costruire un visionario di architetture, improntato sull’idea di sostenibilità e vivibilità planetaria che ci accompagnasse verso il futuro.
Con il gruppo di ricerca del mio studio AMDL CIRCLE mi sono messo a pensare e a disegnare delle grandi architetture ideali, un po’ fantascientifiche, che superassero le tipologie edilizie del presente, specialistiche e organizzate intorno a una precisa funzione. In seguito abbiamo chiamato questi edifici Earth Station, le stazioni del Pianeta Terra. Le Earth Stations offrono tante e diverse funzionalità già conosciute, ma quello che le rende nuove è la concentrazione di queste funzionalità in un unico grande spazio a favore della sostenibilità e della qualità delle relazioni private e pubbliche.
Gli ambienti, già oggi, tendono a prendere significati più ampi. È il caso degli uffici dove si va a vivere la parte più intensa dell’esistenza. È il caso dei centri commerciali dove si assiste all’evoluzione antropologica della società. È il caso dei musei dove si va per trovare stimoli intellettuali che attivino la nostra creatività. Sono tutte motivazioni di carattere mentale e psicologico che stanno influenzano gli sviluppi delle modalità d’uso degli spazi costruiti. Come teorizza Maslow, una volta risolti i bisogni primari dell’essere umano che sono di natura fisiologica e poi i bisogni secondari che sono di natura sociale e individuale, si passa a uno stadio superiore. È il livello dei bisogni più astratti, che spingono l’individuo a diventare ciò che vuole essere utilizzando le proprie capacità fisiche, intellettuali ed emotive. Sono pulsioni profonde di autogratificazione e soddisfazione intellettuale. Ad esempio il mangiare, così come appare in gran parte della civiltà occidentale, non è più un problema di trovare il cibo ma è il problema di trovare il tempo per evitare che il cibarsi al fine di saziarsi sia l’unica richiesta che facciamo a noi stessi. È sulla base di queste necessità che sempre più si andranno a progettare le costruzioni del futuro. Le Earth Stations contemplano tutte queste motivazioni, ma sono anche una proiezione il più possibile in avanti, il più possibile onnicomprensiva, il più possibile capace di affrontare tutte quelle variabili future dell’esistenza.
È stato dimostrato che i paesi con la letteratura di fantascienza più avanzata, di qualità e di successo, sono i paesi nei quali la tecnologia è più evoluta e dove c’è una maggior spinta intellettuale alla sperimentazione e alla ricerca scientifica. La fantascienza ha un valore enorme nella creazione dell’attitudine a pensare il futuro. E interrogarsi sul futuro è necessario per essere preparati ad affrontare l’impatto dei mutamenti senza subirli passivamente, ma indirizzandoli in modo attivo verso condizioni di vita migliore. Da qui, la volontà di costruire un visionario di architetture, improntato sull’idea di sostenibilità e vivibilità planetaria che ci accompagnasse verso il futuro
Nella loro storia le Earth Stations sono partite dall’analisi di possibili sviluppi di spazi di lavoro e d’intrattenimento con le Interactors (2018), architetture che offrono condizioni ambientali e psicologiche ottimali per favorire le relazioni umane produttive. La stessa filosofia è stata applicata a Many Hands (2019), edifici monumentali costruiti dalle mani di tanti uomini che celebrano il saper fare artigiano, la cultura e la storia del luogo per cui sono state ideate. Dalla consapevolezza che l’artigianato e il saper fare sono insegnamenti necessari da tramandare è poi scaturita l’idea delle Education (2020), dedicate a conoscere il mondo, noi esseri umani e interpretare futuri. La conseguente evoluzione delle Education sono tutti quei progetti che fanno di ogni luogo un luogo dove educare quali la Sweet Suite Station, dedicata all’ospitalità che educa ad entrare in una connessione diretta con il mondo naturale, e la Atelier Station progettata per stimolare la creatività.
La ricerca e le proposte per le Earth Stations sono in continuo ampliamento perché non si tratta di un progetto fatto e concluso ma di una maniera di ragionare sul fare architettura e sul ruolo dell’architettura nel presente e nel futuro
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Le Earth Stations Interactors sono grandi spazi di lavoro e d’intrattenimento in continua attività, che istituiscono centri di interesse catalizzatori di tante persone. Al loro interno si partecipa a eventi, dibattiti e dialoghi, formali e informali, in una combinazione continua di interessi diversi. Nell’immagine la Crown Station, una biblioteca sospesa tra il passato e il futuro.
(immagine © Filippo Bolognese images)
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Le Earth Station Many Hands sono edifici monumentali, costruiti artigianalmente dalle mani di tante persone. Sono destinate a quelle regioni del pianeta caratterizzate da particolari condizioni climatiche che hanno favorito la nascita di un artigianato di forte identità, nonostante il diffondersi dell’economia globale. All’interno si celebrano il saper fare artigiano, la cultura e la storia del luogo per cui sono state ideate. Nell’immagine la Bamboo Stations, pensata per i climi tropicali.
(immagine © Filippo Bolognese images)
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Le Education Stations sono spazi destinati alla condivisione della conoscenza, dove l’architettura diventa educatore e si sperimentano nuovi modelli educativi. Come la pedagogia suggerisce, in ogni stato cognitivo di sviluppo si apprende in modo diverso e si hanno esigenze diverse. Per questa ragione abbiamo individuato cinque forme ideali di architetture che corrispondono ad altrettante fasi di crescita di un individuo, dall’infanzia fino all’età adulta. Nell’immagine la Town Station, dedicata alla fase dell’adolescenza.
(immagine © Filippo Bolognese images)
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Le Atelier Stations sono piccole unità modulari dove rigenerarsi e riscoprire l’occasione di dedicarsi allo spirito e stimolare la creatività. Nell’immagine la Atelier Station dedicata all’arte e alla pittura, uno studio mobile che invita gli ospiti a esplorare il proprio lato creativo e il proprio talento in un ambiente riservato e immerso nella natura.
(immagine © AMDL CIRCLE)