Il potere oggi si fonda sulla manipolazione delle coscienze. Disponiamo di strumenti in grado di influenzare comportamenti, stili di vita e credenze, indirizzando la percezione collettiva affinché determinate cose vengano viste e dette. Così si formano immagini interiori che si concatenano, escludendo altri mondi possibili. Questo processo genera espressioni e modalità linguistiche specifiche, influenzando immaginazione e linguaggio.
Si sta esplorando, in modo pericoloso, una nuova gestione delle curve di visibilità e di enunciazione, concetti già definiti da Foucault e successivamente ripresi da Deleuze. Esempi evidenti si riscontrano nella politica statunitense con Donald Trump, nella teocrazia iraniana dell’Āyatollāh Seyyed Alī Ḥoseynī Khāmeneī, in Cina con Xi Jinping e il programma di internamento degli uiguri, dei tibetani e di altre minoranze, così come nei conflitti a Gaza e in Israele. Ogni situazione è influenzata dai media locali, che ne determinano la narrazione sia per il pubblico interno sia per quello esterno.
Tuttavia, non si tratta solo dei media, ma della vita stessa, per come viene organizzata: chi è al potere decide in che modo utilizzare le “macchine” per attrezzare le città, cosa includere e cosa escludere. L’urbanistica stessa viene utilizzata e dirottata per fini ulteriori, a volte molto distanti dal bene della comunità e del senso di convivialità.
Curve di visibilità e di enunciazione ci aiutano a comprendere come l’uso e l’erogazione dei rapporti sensoriali non siano mai neutrali. La società e i suoi apparati organizzano l’esistenza dei soggetti che ne fanno parte, influenzando la loro percezione della realtà.
La gestione delle curve di visibilità e di enunciazione non appartiene a un singolo soggetto, ma viene esercitata con un preciso fine. La loro amministrazione dipende dalle singolarità, ossia dai punti in cui i contenuti di queste curve si manifestano e si distribuiscono nel tempo. In un certo senso, ogni cittadino di una determinata popolazione partecipa alla diffusione del materiale delle curve – ciò che si vuole mostrare e ciò che è consentito dire. Tuttavia, nonostante questo coinvolgimento collettivo, non tutti i soggetti hanno lo stesso peso: si creano così gerarchie, in cui coloro che trasmettono i messaggi restano vincolati ai mezzi di cui dispongono. Questi strumenti, però, non sono uguali per tutti, e ognuno ha accesso a una potenza comunicativa diversa.
Foucault descrive questo meccanismo come un insieme di «disposizioni, manovre, tattiche, tecniche, funzionamenti». In Sorvegliare e punire, egli analizza le società moderne, definite disciplinari, le quali non si identificano con una singola istituzione o apparato, ma costituiscono esse stesse un sistema di potere e tecnologia. Questo potere circola tra gli apparati, si prolunga, converge e opera in modi sempre nuovi.
Il materiale che si diffonde – ossia il contenuto delle curve – riguarda l’organizzazione dei discorsi, delle architetture, dei programmi e dei meccanismi. Attraverso queste strutture emergono modelli di verità, poiché, come afferma Foucault, «ogni sapere va da un visibile a un enunciabile, e viceversa».
È in questa direzione che l’autore afferma che un’epoca non esiste in anticipo rispetto agli enunciati che la esprimono, né alle immagini e ai simboli che la definiscono, sia sul piano simbolico che architettonico. Inoltre, l’interrelazione tra enunciati e ciò che viene mostrato determina la ripartizione del visibile e dell’enunciabile, ovvero la formazione dello Stato e della città. La gestione delle curve, nel momento in cui introduce nuovo materiale dicibile e visibile, riorganizza l’intero sistema di ripartizione, conducendo la popolazione “catturata” nel sistema verso una nuova configurazione storica.
In ogni specifica situazione sociale, storica, politica e comportamentale, il soggetto si muove sempre all’interno di due coppie di relazioni: si parla-si vede, si scontra-si vive. Ma non solo: le curve di visibilità e di enunciazione generano un terzo Si impersonale, di matrice heideggeriana – ci si muove come si deve muovere, si gesticola come si deve gesticolare, si mangia come si deve mangiare, si beve ciò che si deve bere, si acquista ciò che si deve acquistare. Le soluzioni per vivere all’interno di questi rapporti non sono trasferibili da un’epoca all’altra, sebbene possano esserci sconfinamenti e revisioni, sia dei problemi che delle risposte.
Gestire il potere in termini di luce-vista e grammatica-parola non significa semplicemente tracciare confini, più o meno netti, ma impone la creazione di saperi, discorsi, piaceri e, soprattutto, oggetti materiali che ridefiniscono lo spazio e il tempo, alterando la percezione stessa della realtà. Nulla rimane intatto: ogni invenzione, ogni nuova tecnologia, riconfigura gli schemi attraverso cui il mondo viene socialmente costruito, imprimendo cambiamenti irreversibili nella coscienza collettiva.
A seconda della sua portata e diffusione, un’innovazione può deformare la soggettività degli individui, plasmare intere società, sovvertire equilibri millenari. Nulla si salva: persino i luoghi deputati alla trasmissione del sapere – la casa, la scuola, il lavoro, la rete – diventano laboratori in cui si sperimentano nuovi regimi percettivi.
«Come varcare la linea?» si chiede Deleuze nel suo Foucault. Cosa si può vedere e sapere all’interno di condizioni di luce e linguaggio preventivamente organizzate? Quali forme di resistenza può opporre il soggetto e a quali condizioni? Il filo conduttore di queste domande è la costruzione del sé come soggetto.
Non esiste una via semplice, né una formula di liberazione universale. Ma si può resistere. Resistere significa prima di tutto aprire crepe nelle strutture del visibile e dell’enunciabile. Bisogna disarticolare le certezze, rifiutare la verità come dogma, moltiplicare gli sguardi e le prospettive. Questo implica un lavoro incessante sul linguaggio: imparare a parlare diversamente significa imparare a vedere diversamente, a essere diversamente.
Serve un nuovo uso del tempo, un tempo che non sia scandito solo dalla produttività imposta ma anche dalla costruzione di alleanze, dall’incontro, dalle risonanze che schiudono nuove possibilità per dimostrare (ogni giorno) che un’altra vita è possibile.
Riferimenti bibliografici
Deleuze, G. (2018). Foucault. Napoli: Orthotes.
Deleuze, G. (2007). Che cos’è un dispositivo? Napoli: Cronopio.
Foucault, M. (1975). Sorvegliare e punire. Nascita della prigione. Torino: Einaudi.
Foucault, M. (1978). Microfisica del potere. Interventi politici. Torino: Einaudi.
Heidegger, M. (1927/2004). Essere e tempo. Milano: Longanesi.