Ipocriti e ipnocrati

Autore

Claudio Piersanti
Claudio Piersanti (laureato in Filosofia a Bologna) ha pubblicato quasi tutti i suoi libri (romanzi e racconti) con la Feltrinelli. Il suo primo romanzo, Casa di nessuno, è uscito nel 1981. Alcuni, più volte ristampati in Italia,  hanno ottenuto premi (Viareggio, Vittorini ecc) e sono stati tradotti in molti paesi. Tra questi: L’amore degli adulti, Luisa e il silenzio, L’appeso, Stigmate (un libro a fumetti realizzato con Lorenzo Mattotti) e il recente La forza di gravità (2018). Recentemente ha cambiato editore, e il suo nuovo libro (Quel maledetto Vronskij) uscirà nel marzo 2021 presso Rizzoli. È stato a lungo anche sceneggiatore lavorando per il cinema (soprattutto con Carlo Mazzacurati) e  la televisione. Ha diretto per anni La rivista dei Libri (ediz. Italiana della New York Review of Books). 

Da bambino i miei genitori mi costringevano a passare il mese di luglio in campagna. Impazzito di noia, dopo aver tirato migliaia di sassi con la fionda contro un barattolo e lanciato coltelli attorno alla minuscola figura di una cuginetta (alla quale chiedo perdono, anche se per fortuna non l’ho mai colpita) mi dedicai all’ipnosi. Allora uno dei fumetti più diffusi era Mandrake… Niente da fare con le cugine, ma riuscii benissimo con le galline. Non so da chi appresi la tecnica, se così posso chiamarla. Le costringevo a guardare le punta del mio dito indice poi lo muovevo lentamente a destra e a sinistra. La gallina restava immobile, come stupita. La mia attività non piaceva a zia Emilia, la straordinaria matriarca della famiglia, che usciva di casa per risvegliarle battendo le mani. Non poteva vederle così, quelle povere galline che ci fornivano tante ottime uova, forse trovava umiliante la loro postura, impalate nell’aia con lo sguardo fisso nel vuoto. Quando la zia le svegliava correvano via agitando le ali come liberate da un maleficio. Poi da adulto mi è capitato di intervistare uno psichiatra ipnotizzatore e lo incontrai più di una volta. I suoi pazienti (io vidi due signore) erano in realtà pre-ipnotizzati e gli bastava un breve richiamo per indurre l’ipnosi. “Ora signora le appoggio una moneta d’argento qui sulla fronte…”.

Non tutti sono ipnotizzabili. La mia modesta riflessione inizia proprio da qui. Chi vuole (e chi può) ipnotizzare l’ipnocrate? Sulla base della mia esperienza e secondo il luogo comune che descrive la gallina come animale “non intelligente” (lo cantava meravigliosamente Jannacci) si potrebbe rispondere: il popolo ignorante, le persone poco intelligenti. Credo che anche il ruolo sociale dell’ipnotizzatore abbia un peso. Il suo carisma, il suo camice bianco, il tono autorevole della voce, le sue specializzazioni appese alla parete (ma anche: le sue ricchezze, il suo harem, il suo potere). Del resto si entra in uno stato di soggezione. Ci si affida all’ipnotizzatore come a un anestesista. Lo stesso Freud usò l’ipnosi per qualche anno e l’abbandonò dopo aver constatato che in questo modo soltanto l’ipnotizzatore veniva a conoscenza di un trauma o di un evento rimosso, e non gli serviva a niente saperlo, e nemmeno comunicarlo al paziente serviva. C’era un percorso da fare e doveva essere il paziente stesso a intraprenderlo, con i suoi tempi, con i suoi errori, i suoi lapsus. A noi Trump sembra un cartone animato, troviamo incredibile che delle persone possano credere anche solo in minima parte alle sue sparate dallo sgradevole sentore psicotico. Ma il discorso ipnocratico non appartiene soltanto a lui e ai suoi numerosi consimili che ormai governano gran parte del mondo, ho la sensazione che già da tempo, da quando il linguaggio della politica è diventato tutto ipnocratico, il mondo politico occidentale non sia altro che una batteria esausta e inquinante. Puro artificio retorico di frasi fatte, senza idee. Farò soltanto un esempio: i discorsi che seguono alle morti sul lavoro. Sono gli stessi discorsi vergognosi e senza dignità che sento da quando ero bambino e ipnotizzavo le galline. “Mai più!” grida l’oratore. No, non sono vere le parole che ascoltiamo. Non significano niente, ci accarezzano, ci “allisciano il pelo” come diceva mia zia. Il popolo (parola che non amo, ma significa anche il pubblico, gli spettatori) vuole essere “allisciato” e tutti lo allisciano. Il discorso vero è implicito nel fumo retorico e dice ben altro: non ce ne frega niente se questi sfigati sono morti e se altri ne moriranno. In fondo sono una piccolissima percentuale, e un po’ di colpa l’avranno anche loro. Ecco, alle mie orecchie il “mai più” gridato ai compagni di lavoro dei morti suona come il fumettistico “Make America Great Again”. Una persona che ha studiato Platone (e faccio davvero un nome a caso) non voterebbe mai per uno psicopatico che si presenta sul palco agitando una motosega. Lupi feroci, chiamava Mandel’stam i suoi persecutori. Abbaiano forte e incitano il branco a cacciare l’estraneo. Il branco si consolida sbranando l’incauto visitatore. Cosa c’è di più facile? Basta guardare tutti negli occhi e muovere l’indice a destra e a sinistra, lentamente. 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Ultimi articoli

Trump sulle spalle di Gorgia

Essere, parola, pensiero. La correlazione inscindibile di queste tre dimensioni consente la discussione sulla possibilità stessa di dire qualcosa del mondo, sul mondo, nel mondo,...

Dove va la democrazia?

È estremamente suggestiva e affascinante la prospettiva di Janwei Xun sulla metamorfosi del rapporto tra realtà e percezione. Il nocciolo della sua...

Jianwei Xun, IPNOCRAZIA. Trump, Musk e la nuova architettura della realtà, Edizioni Tlon 2025

Ugo Morelli, lei è un filosofo e teorico dei media che lavora all’intersezione tra teoria critica, studi digitali e filosofia della mente....

Ipnosi o illusionismo?

Quello smaliziato cinico di Friedrich Nietzsche diceva che «le nostre verità non sono altro che bugie inconfutabili». Con l’evidente sottinteso che ogni...

Contro la dittatura del verosimile (o del falso gabellato per vero)

UNA MEDITAZIONE SULLA VERITÀ COME BENE POLITICO La riflessione che intendo sviluppare in queste brevi note muove dalla...