I legami affettivi possono essere forti o stretti. Nel primo caso essi sono saldi arricchenti e costruttivi, nel secondo possono essere pericolosi e persino tossici ed oppressivi.
Tutto questo si sta delineando sempre più in un contesto sociale che è sempre più frammentato ed in continuo mutamento. In questo ambiente la figura maschile non trova più i riferimenti sociali nei quali è cresciuto e pertanto si trova in un mondo confuso che non sa decodificare.
In tutto ciò le relazioni con i relativi legami risultano stravolte, perché se da una parte si cerca di stabilire relazioni sane; a volte per la paura di perdere quella piccola certezza acquisita, si stringe il legame, in quello che oggi vediamo come dipendenza e possesso.
In questo ambiente mutevole, la figura che si è trovata di fronte ai maggiori cambiamenti è quella dal maschio bianco europeo. Essa è passata in pochissimi anni da totalmente dominante a posizione da mettere in discussione, in una società più complessa e fluida. Inoltre si richiedono performance sempre più elevate in campo sociale, lavorativo ed affettivo. Vi è poi l’emancipazione femminile che ha portato a demolire le ultime certezze della figura del maschio medio.
Possiamo portare molti esempi, ma quello che secondo me è più rappresentativo di ciò che ha formato i quarantenni/cinquantenni di oggi, ovvero la pubblicità di un noto profumo il cui slogan riportava “… il profumo per l’uomo che non deve chiedere mai”. Capite che in un mondo in cui l’uomo non doveva chiedere, ma solo prendere; oggi quella persona cresciuta con quelle indicazioni date dalla famiglia e dalla collettività, nella società del dialogo, si trova quantomeno spiazzata.
Alla luce di ciò, le relazioni che dovrebbero essere baste su reciprocità, rispetto e crescita comune, in alcuni casi si trasformano in dipendenza per il bisogno ossessivo dell’altro per colmare vuoti emotivi e/o insicurezze.
Quindi per la paura dell’abbandono le persone cercano di legare a se le persone con varie modalità, che siano esse psicologiche o materiali. La paura dell’abbandono poi si affianca spesso al senso del possesso, che porta ai fatti di cronaca che leggiamo.
La consapevolezza di tutto ciò dovrebbe portare ad accettare il cambiamento e la vulnerabilità come parte di una crescita personale. Per questo lavorare sull’autostima e sull’indipendenza emotiva ovvero devo star prima bene da solo, per poi cercare qualcun altro con cui condividere un legame. Un altro elemento di crescita sarebbe imparare a comunicare bisogni e limiti in modo sano. Se pensiamo al primo legame che ci scegliamo ovvero un amico, quante volte non diciamo tutto o non sappiamo dire no, solo per non deludere l’altro?
La crisi dei legami può essere un’opportunità per il cambiamento, ma tutti i cambiamenti spaventano e come si fa a parlare ad un soggetto spaventato?