«Ti sei mai chiesto cos’è la verità? È occuparsi degli altri, è la relazione, senza alcun desiderio o aspettativa di ricchezza o potere. Diversamente è violenza ed esercizio vuoto del potere. Noi siamo un miscuglio di spirito vitale e desiderio di possesso: ecco, lo spirito vitale deve essere sempre maggioranza, diversamente sviluppiamo un senso autosoppressivo». Di queste parole mi ha fatto dono Angelo Righetti che, oltre a essere un grande amico, è un pezzo di Storia d’Italia: psichiatra, collaboratore di Franco Basaglia, partecipò alla straordinaria stagione che portò alla chiusura dei manicomi, nel solco della deistituzionalizzazione e della lotta contro tutte le istituzioni che generavano oppressione, per restituire i diritti civili – sociali – alle persone. Già, perché non esiste libertà senza diritti sociali, senza responsabilità.
La verità ci pone, inevitabilmente, a confrontarci con la realtà e la finzione, che è il tema che viene affrontato in questo numero di Passione e Linguaggi. Ho voluto provare a capire cosa ne pensano i giovani, facendo una bellissima chiacchierata con Alessandro, spaziando nel labirinto che intreccia verità e finzione. Ne sono uscite questioni assolutamente interessanti che ci danno uno spaccato incoraggiante su come i giovani vivono il tempo presente, si confrontano e immaginano il futuro. Una chiacchierata durata il tempo di una cena di cucina giapponese che Alessandro ama molto.
Alessandro, dove ti informi maggiormente su ciò che avviene?
Spesso mi trovo a cercare risposte su Google. Lo faccio principalmente quando mi occorre avere una risposta netta e diretta su questioni specifiche.
Se invece mi occorre un pensiero più articolato o un discorso più ampio mi rivolgo a chatgpt, ad esempio quando mi servono dei dati fattuali. A volte, quando voglio essere sicuro, interrogo chatgpt due o tre volte magari affinando meglio le domande che faccio in modo che non si confonda nella rielaborazione delle risposte.
Benissimo. È la conferma di come le tecnologie siano parte integrante della nostra vita. Ma vorrei chiederti: all’interno di quel mondo digitale, come fai a stabilire che ciò che stai leggendo corrisponde al vero?
Innanzitutto, come dicevo prima, interrogo più volte le tecnologie per testarne la coerenza nella restituzione delle informazioni e capire le fonti. Su Google mi piace fare anche comparazioni. Poi a un certo punto propendo per ciò che mi sembra più verosimile rispetto alla mia esperienza, a quello che conosco, a ciò che è già stato verificato e provato.
Devo però dire che più tengo alla tematica, all’argomento e all’informazione che sto cercando e più affino la ricerca provando anche a individuare le sfumature e le incongruenze.
Verificare le informazioni e le loro fonti aiuta certamente a sviluppare lo spirito critico, una caratteristica fondamentale per entrare a pieno titolo, e in modo responsabile e consapevole, nel mondo degli adulti. Il Professor Ugo Morelli, inoltre, ci insegna che «libertà significa esercitare continuamente il dubbio», cosa che tu mi sembra riesca a fare. Tu dici di credere a ciò che si avvicina alla tua esperienza, che quindi diventa fondamentale nel tuo giudizio. È interessante perché apre al tema dell’educazione. Mi puoi fare un esempio?
Beh, se mi dicessero che gli Stati Uniti hanno attaccato la Germania sono portato a non crederci perché so che sarebbe improbabile lo scoppio di una guerra tra alleati, anche se nella Seconda Guerra Mondiale sono state nazioni nemiche. Se mi dicessero che la Russia ha attaccato un altro stato, certamente mi preoccuperei così come mi ha profondamente preoccupato l’invasione russa dell’Ucraina.
Diciamo che, in generale, se si tratta di questioni poco importanti non mi interesso proprio e non mi interessa farmi un’opinione.
Quindi quali sono le questioni importanti per te?
A pensarci bene, non ho un criterio oggettivo e nemmeno una vera linea di confine tra cosa può essere importante e cosa no. Per me, comunque, è importante tutto ciò che può riguardare o coinvolgere il destino o il funzionamento del mondo.
Mica poco. Per esempio?
Guerre, cambiamenti climatici, globalizzazione intesa dal punto di vista economico-produttivo-culturale sono tutte questioni importanti perché influenzano il funzionamento del mondo. Mi incuriosisce molto la questione delle multinazionali e di come hanno delocalizzato in giro per il mondo alcune fasi della produzione. Questo comporta relazioni non solo economiche ma anche politiche tra i vari paesi.
I giornali li leggi?
No.
I libri?
Pochi.
Social network?
Utilizzo Whatsapp e Instagram dove posso comunicare con gli amici o guardare reel.
Facebook?
No, è roba di un’altra generazione. Sinceramente non capisco quelli che hanno Facebook.
Tra amici parlate di attualità?
Non molto. Spesso chiedo anche ai miei genitori cosa sta succedendo nel mondo per essere informato.
Prima mi dicevi anche che alla fine, comunque, di qualcosa o di qualcuno ci si deve pur fidare, dopo essersi fatti una propria opinione. E se fosse tutto una finzione?
La finzione per me resta qualcosa che non mi sembra verosimile, che può esistere, ma appunto non mi sembra verosimile. E che non posso verificare. Io stesso posso fingere di essere d’accordo con qualcosa o qualcuno. Se devo sostenere la mia opinione lo faccio volentieri perché la questione è importante. Se, invece, parliamo di cose futili faccio finta di essere d’accordo, tanto non mi interessa.
Hai parlato di questioni molto importanti come guerre, sconvolgimenti climatici. Come vedi il futuro?
Abbastanza negativo. Se guardo i conflitti, le tensioni e la questione ambientale sono un po’ preoccupato. Ho letto che ci sono in giro bombe atomiche sufficienti per distruggere il mondo. Però mi chiedo: perché utilizzarle se la conseguenza è la distruzione del pianeta quando si può conquistare il mondo con l’economia? I ricchi stanno diventando sempre più ricchi. Le disuguaglianze stanno aumentando e la ricchezza si concentra nelle mani di poche persone che, ho paura, possono fare quel che vogliono. Spesso nella storia i ricchi hanno sempre avuto più potere: possono comprare tutto e tutti, possono fare ciò che vogliono e al massimo pagarsi la cauzione. Possono anche controllare l’informazione.
Ecco. Immaginiamo per un attimo ciò che dici: i ricchi, o qualcuno, un giorno arriveranno a controllare l’informazione, cosa peraltro già successa nel corso della Storia. Considerata la tecnologia che c’è oggi, se dovessero creare un algoritmo in grado di rispondere solo alle loro logiche e a ciò che loro vogliono si sappia, come faresti a informarti su Internet, Google o Chatgpt sapendo che sono in mano a quei pochi che vogliono controllare il mondo?
Il rischio c’è. Però la tecnologia dà anche dei vantaggi. Oggi abbiamo un maggiore accesso all’informazione, una pluralità di fonti e possiamo accedere a notizie che provengono da altre parti del mondo, direttamente da dove i fatti avvengono.
Facciamo un passo indietro. Oggi siamo nel solco di tre trasformazioni epocali, due le hai già citate e sono la questione tecnologica e ambientale; la terza è la transizione demografica. Con l’eccezione di alcune aree del mondo, stiamo invecchiando e nascono troppo pochi bambini. I bambini sono la nostra naturale proiezione nel futuro. Ma se il futuro è ciò che hai descritto tu allora è evidente perché non nascono bambini…
Avere un figlio penso sia la cosa più bella che possa capitare. Ma vedo anche altri problemi. Nel mondo siamo tantissimi e mi chiedo: sarebbe ancora sostenibile il mondo, se la popolazione aumentasse ancora, in termini di risorse e inquinamento? E poi, c’è un altro problema: avere un figlio costa molto. Servirebbero delle politiche più incisive. E tu che idea hai sulla demografia?
Beh, le tue sono certamente osservazioni interessanti. Le cause sono molteplici, è una questione molto complessa. Certamente siamo inchiodati nel presente e quindi non riusciamo a proiettarci nel futuro, tempo da associare ai bambini. Sempre Angelo Righetti mi faceva un bellissimo ragionamento che anche tu hai sfiorato: «il sistema economico-sociale che caratterizza la nostra epoca, quello neoliberista, punta alla massimizzazione dei guadagni, al tutto e subito. E qual è il modo migliore per capitalizzare oggi? Spegnere qualsiasi idea di futuro. Mi sono domandato perché mai alcune potenze mondiali devono stivare un quantitativo di bombe atomiche capaci di distruggere il mondo 40 volte. Perché? Forse perché devono tenerci imprigionati nel tempo presente facendoci interiorizzare che il futuro non c’è, non ci può essere, e quindi bisogna mettere mano al portafogli ora. I figli qui dentro non sono previsti. Anzi, si è trasformato il figlio in un costo, non in un investimento che, invece, contiene in sé un’idea di futuro. E quindi la generatività è stata ammazzata perché non ci deve essere il futuro. Per questo, in ogni ambito, dobbiamo spostare il concetto da costo a investimento. E dobbiamo farlo, restando allegri».
Interessante e condivisibile. Io non sono ricco, ma sono felice, non mi manca nulla.
Una bella speranza. Grazie Alessandro.