Distanza sociale: un mosaico da ricostruire

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Elio Proietti
Elio Proietti è un manager IT con una profonda passione per la psicologia e la cucina. Nel suo percorso professionale, Elio ha saputo combinare le sue competenze tecniche con un forte interesse per la comprensione delle dinamiche umane, applicando principi psicologici per migliorare la gestione dei team e l'efficienza dei progetti. Oltre al lavoro, Elio ama sperimentare in cucina, dove trova un ulteriore modo per esprimere la sua creatività e attenzione ai dettagli. La sua capacità di coniugare tecnologia, umanità e arte culinaria lo rende una persona unica e versatile.

La pandemia di Covid-19 ha introdotto la distanza sociale come misura di sicurezza, lasciando però segni profondi nelle dinamiche interpersonali e sociali, frammentando molti legami. Se si immagina la società come un mosaico e le persone come tessere di questo, si potrebbe dire che la pandemia ha fatto sì che tutte le tessere si staccassero, rimbalzando lontano l’una dall’altra.

Inizialmente, la distanza sociale è stata accettata come necessaria, ma col tempo l’essere umano, per sua natura sociale, ha iniziato a soffrire del distanziamento fisico, con ripercussioni sul benessere psicologico e sociale. Con il graduale ritorno alla normalità, questa distanza si è evoluta, trasformandosi da una misura di sicurezza in una sorta di istintiva diffidenza verso l’altro. Questo è evidente anche nei gesti quotidiani: una stretta di mano, un tempo simbolo di fiducia, oggi viene spesso evitata o eseguita con una certa titubanza, poiché la minaccia (il virus) è invisibile.

L’isolamento ha portato a una progressiva disaffezione verso i luoghi di aggregazione, con un aumento del consumo di contenuti su piattaforme di streaming, segno di una tendenza a preferire l’isolamento in mondi immaginari piuttosto che l’interazione sociale. Anche nel contesto lavorativo, la comunicazione si è ridotta all’essenziale, con una preferenza per mezzi asincroni come e-mail o messaggi, a discapito del confronto diretto con i colleghi.

Le relazioni affettive, sempre più mediate da strumenti digitali, mostrano un linguaggio impoverito e una comunicazione ridotta a interazioni verbali essenziali. Le distanze si fanno sempre più marcate, con conseguente isolamento soprattutto tra le fasce più vulnerabili, come giovani e anziani.

È ora il momento di provare a ricostruire il mosaico sociale, pur consapevoli che non sarà più come l’originale, poiché gli strumenti e i mezzi di comunicazione si sono evoluti. Basti pensare alla diffusione delle videoconferenze o allo smart working, una realtà che prima della pandemia era impensabile per molti, ma che oggi viene considerata essenziale per ottimizzare tempo e risorse.

È fondamentale comprendere l’importanza di stimolare la ricostruzione del tessuto sociale, magari rinunciando a qualche comodità per dedicare del tempo al volontariato o a una semplice conversazione con un amico. Ogni piccola tessera del mosaico sociale ha il potere di contribuire alla ricostruzione del disegno globale, che, anche se diverso da prima, potrà essere altrettanto gradevole.

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