Più leggo e studio il tuo libro, più mi convinco che il “minore” del titolo, voglia di fatto dire “maggiore”…
C’è certamente un tentativo di ripercorrere la storia del pensiero occidentale con una chiave di lettura forte e originale. Le storie della filosofia, in effetti, sono due. Quella che si studia sui manuali è la versione ufficiale, il canone maggiore. I nomi che costellano questa tradizione sono illustri. Eppure, il canone maggiore è anche la vicenda di un lungo allontanamento dalla vocazione autentica della filosofia, sostengo, infatti che la filosofia stia da una parte sola. Essa scorre sulla linea che abbiamo chiamato minore.
Sembra uno scavo, il percorso del tuo lavoro.
Infatti, cerco di tratteggiare un percorso più silenzioso, e tuttavia ricchissimo di tesori spesso nascosti, il solo a non aver tradito il compito più urgente della filosofia.
Quali sono i compagni di strada che sostengono la tua prospettiva?
Il canone minore conta tra le sue fila William James negli Stati Uniti, Henri Bergson in Francia, Giovanni Gentile in Italia, Alfred North Whitehead in Gran Bretagna. Nomi prestigiosi, ma marginali nel dibattito odierno. Pensatori raffinatissimi, che sulla soglia del Novecento hanno pensato non il loro secolo, ma il secolo successivo, il nostro.
Mi sbaglio o deponi l’uomo dalla sua presunta e pretesa centralità?
La rivoluzione del canone minore non mette più al centro l’uomo con i suoi valori, il soggetto con la sua esperienza e i suoi desideri. Al contrario, questa nuova versione della storia della filosofia è profondamente antiumanistica e immoralistica, perché rivolge la sua attenzione alla natura, allo splendore della sua immanenza assoluta, alla sua incomprensibile e infinitamente intelligente processualità.
Che ruolo svolge in questa prospettiva il rapporto tra filosofia e scienza?
In un dialogo serrato con la scienza contemporanea, mi chiedo che cosa sono il tempo e la vita e cerco di mostrare che la filosofia è necessariamente una filosofia della natura.
Qual è il punto focale?
Il superamento del dualismo soggetto-oggetto e l’attenzione a tutto quello che ci precede. Rinunciare alla superiorità dell’umano sugli altri enti, ci fa scoprire la natura come orizzonte di indagine: la natura intuisce e tutti gli enti naturali, nessuno escluso, sono intelligenze.