Te lo chiedo subito, prima di iniziare a leggere, anche se fosse il motivo per cui dovresti smettere di leggere: spegni il cellulare.
Lo hai fatto? Ok, allora iniziamo.
Ora che puoi veramente dimenticare notifiche, suonerie e appuntamenti, bisogna cercare di spegnere tutto il resto. L’obiettivo è duplice: azzerare o limitare al massimo l’esposizione alle piattaforme digitali e quindi guadagnare tempo per altre attività sia di lavoro che di piacere. Anche se fa paura, come ci spiega Claudia Losi nel suo articolo per questo numero: “non è tanto piacevole guardarsi avendo solo noi stessi come specchio in cui riflettersi”.
Perché noi di Passion&Linguaggi a settembre l’abbiamo capito più che mai: spegnere tutto significa, a volte, accendere solo ciò che conta. E devo dire la verità, lo capisco ancora di più dopo che mi hanno appena hackerato il profilo personale di Instagram.
Il 2020 verrà per sempre ricordato come l’anno della pandemia e della necessità del cosiddetto digital detox. Il Coronavirus ha costretto le persone a più di due mesi di quarantena forzata e di distanziamento sociale che ha di conseguenza obbligato gran parte della popolazione mondiale ad intensificare l’utilizzo delle tecnologie digitali per mantenersi in contatto con gli altri. Viviamo nell’epoca dell’onlife, in cui le persone sono sempre connesse ad una rete digitale, e allora ci si chiede: è davvero possibile attuare il digital detox?
Navigando in rete mi sono imbattuta in articoli, libri e conferenze di studiosi, psicologi o esperti di tecnologia, i quali manifestano opinioni diverse in merito al digital detox. Possiamo identificare due correnti di pensiero: c’è chi è completamente a favore della disconnessione, chi al contrario la ritiene un provvedimento inutile, dato che ormai la tecnologia è impossibile da “togliere” dalle nostre vite…
Il digital detox può allora essere un buon metodo per apprezzare appieno le potenzialità
della rete ed allo stesso tempo del vivere senza esserne assuefatti. Attenzione però: come capita per la nostra ormai “chiacchierata” sostenibilità questa situazione è tipica di un sistema capitalistico: creiamo i problemi, poi di conseguenza una serie di mezzi per risolverli la cui acquisizione alimenta economicamente il sistema stesso.
A questo proposito è interessante un TED tenuto nel 2011 da Sherry Turkle, sociologa e psicologa statunitense dal titolo Connected but alone?. In questo suo discorso, Turkle pone alla sua platea il seguente interrogativo: se ci aspettiamo sempre più dalle tecnologie, allora dobbiamo aspettarci qualcosa in meno gli uni dagli altri? Pensiamoci.
Vantaggi e svantaggi dello “spegnersi” digitalmente:
Riconnessione con sé stessi e con la natura. Ricalcolo delle priorità personali e professionali. Controllo del proprio tempo e più tempo a disposizione. Sviluppi dei propri interessi (non connessi alla tecnologia). Maggiore concentrazione. Creatività più vivida. Meno distrazioni e meno errori sul lavoro.
Svantaggi in realtà non ce ne sono.
Possiamo provare molti modi di disintossicarci, ma la dura verità è che è difficile fuggire dalla rete se non per brevi periodi di tempo. Quello che dovremmo riuscire a fare è dosare l’utilizzo della tecnologia e così del flusso continuo di informazioni a cui siamo giornalmente sottoposti e magari la creazione di un personale programma di detox per cominciare con il piede giusto.
Ci sono molti modi di andare avanti, ma solo un modo di stare fermo.
(Franklin D. Roosevelt)