Prof. Esposito, verrebbe da dire, ancora l’istituzione?
Eh! Sì. Tutte le volte che proviamo a farne a meno non finisce bene.
Come mai?
Siamo esseri istituenti, noi umani, e siamo esseri sociali. Ciò significa che la nostra vita tende agli altri e con gli altri creiamo relazioni, la prima forma istituente, cercando contenitori per vivere quelle relazioni nel tempo.
Ma poi, così, ci ingabbiamo…
Questo è un rischio continuo come continua è la nostra tensione istituente. Oscilliamo, infatti, tra il ritenere l’istituzione solo una realtà repressiva da abbattere, e il pensare che lo spontaneismo ci possa bastare. Eppure, alcuni, da qualche parte, magari in modi inappropriati, stanno intanto cercando di creare qualcosa di condiviso e di relativamente stabile.
Non si può scegliere, dunque, tra vita e istituzione?
Una via necessaria è proprio la connessione reciproca tra queste due dimensioni. Non è facile. È però quello che sto cercando di portare avanti con la mia ricerca e, ritengo, quel che più è necessario oggi.