Nei primi tre anni di questo liceo ho visto queste giovani menti confrontarsi con temi importanti ad esempio “come umanizzare la scienza”, “come utilizzare la tecnologia per l’inclusione”, pensare creare e proporre soluzioni. Ho visto crescere fiducia, autonomia ma anche e soprattutto uno star bene a scuola.
Nell’anno scolastico che ha celebrato i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci ha preso il via a Rovereto il primo Liceo quadriennale STEAM international d’Italia.
La scuola oggi tende ad ingabbiare e a predeterminare quello che sarai, la sua struttura di tipo trasmissivo ti costringere a scegliere secondo stereotipi. Un modello di scuola dove non è consentito ai ragazzi di sperimentare, sbagliare, fare percorsi “creativi” per arrivare alla soluzione di un problema. Insegniamo loro che ad un problema corrisponde un’unica soluzione, l’errore e il tentativo non è mai visto come percorso di ricerca e/o di apprendimento ma come fallimento. Tutto è prestabilito come sequenza predefinita di passaggi già determinati da altri. Difficile che in un contesto così rigido emergano talenti. Eppure, la nostra storia è piena di italiani riconosciuti oggi come “geni” che debbono le loro invenzioni e creazioni a ricerca-tentativi- errori intuizioni. La scuola parla di loro, racconta delle loro vite ma non ha fatto tesoro delle loro esperienze.
E’ il desiderio di aprire la scuola alla ricerca e alla scoperta che fonda l’idea dello STEAM una scuola che ha abbandonato la struttura e l’organizzazione gentiliana di tipo trasmissivo, per costruirne una con una concezione neo rinascimentale dove la parte umanistica (“ricerca di significati”) e quella scientifica (“gestione dei metodi”) si fondono attraverso il veicolo della tecnologia (“strumenti che utilizzano”), per far crescere “elite culturale” in grado di leggere, interpretare una realtà sempre più complessa fornendo soluzioni a problemi complessi che investono talvolta anche la dimensione etica dell’uomo.
Perché a cosa ci serve il contenuto se la sua conoscenza non ci permette di dare chiavi di lettura o di abbozzare soluzioni per la società complessa in cui viviamo?
Le competenze vanno agite e per farlo i docenti, devono passare dall’essere “operai della conoscenza industriale, di qualità ma standardizzata”, a “sarti della conoscenza che confezionano un prodotto sartoriale” dove ogni studente potrà avere l’ambizione di essere un capolavoro per sé e per gli altri e prepararsi a fare la differenza.
È un percorso che mette al centro i nostri studenti, con la loro individualità che diventa ricchezza del gruppo, li accompagniamo in un percorso in cui imparano ad avere fiducia nel lavorare con informazioni e idee proprie e quelle degli altri, ad essere responsabili di sé, responsabili e rispettosi degli altri.
La struttura del percorso che non è fatta solo di core lessons, o se vogliamo lezioni, che ancorché attive possono essere facilmente riconducibili alle lezioni tradizionali che tutti conosciamo. Si interseca con momenti curriculari circa due settimane a trimestre (Action Learning Lab– ALL) in cui gli studenti lavorano in autonomia alla soluzione di sfide poste da enti esterni al mondo scuola. Momenti in cui con un lavoro in Team si abituano alla riflessione, sviluppando la capacità di auto-apprendimento, comprendono l’importanza dell’impegno intellettuale e sociale e li stimola a fare la differenza.
Con coraggio i docenti hanno lavorato alla rivisitazione completa dei piani di studio, per aree disciplinari, dove per fare un esempio la “storia della filosofia” è diventata “thinking skill”, ma anche sulla valutazione che non è solo per competenza ma per una parte anche del risultato del TEAM, ognuno sa che durante gli ALL il suo lavoro incide anche sul lavoro e sul risultato degli altri, dando significato anche all’ essere responsabile per sé e per gli altri. La valutazione viene spogliata “della competizione” che spesso si respira in molte classi delle scuole italiane e matura invece la consapevolezza che la complessità ha bisogno di più menti brillanti.
Nei primi tre anni di questo liceo ho visto queste giovani menti confrontarsi con temi importanti ad esempio “come umanizzare la scienza”, “come utilizzare la tecnologia per l’inclusione”, pensare creare e proporre soluzioni. Ho visto crescere fiducia, autonomia ma anche e soprattutto uno star bene a scuola. Sono ragazze e ragazzi del nostro tempo, adolescenti ma quando spesso alle 20.00 di una sera qualunque dobbiamo dire loro che la scuola è terminata alle 16.00 e che si deve chiudere, mentre loro sono ancora lì a discutere, provare, sperimentare capisco che hanno fatto loro il motto della scuola “Be Human, at your best, To create a better World.” Classe 1963. Dal 1988 si occupa di formazione e istruzione, prima come docente, poi come progettista di sistema e responsabile dei servizi didattici in un ente del sistema scolastico formativo della Provincia autonoma di Trento. Dal 2008 dirige l’Istituto scolastico e formativo Giuseppe Veronesi di Rovereto occupandosi di istruzione e formazione, ma anche di formazione continua e politiche attive del lavoro. Nella sua attività professionale ha coniugato l’attenzione ai giovani e alle imprese con l’idea di una scuola che si aspiri alle migliori esperienze europee ed internazionali. Questa sua propensione all’innovazione didattica ha portato con la collaborazione di INDIRE, lei e il suo staff a ideare ed attivare il primo Liceo STEAM d’Italia a curriculum internazionale. Un liceo che con la supervisione didattico scientifica dell’Ente Veronesi ha preso il via anche a Bologna e Parma. Attualmente oltre alla direzione dell’ Ente veronese è anche CEO del Liceo STEAM di Rovereto e Consigliere delegato della Steam School di Bologna.