Di tutte, è forse l’indifferenza, la causa principale della crisi della democrazia. Uno degli effetti più pericolosi che la sospensione della risonanza con gli altri e il mondo produce. Quella particolare disposizione a girarsi dall’altra parte di fronte alle situazioni che richiederebbero un’assunzione di responsabilità diretta è certamente figlia e causa, allo stesso tempo, della crisi di legame sociale che caratterizza le nostre società e la nostra vita, oggi. Ma qual è una conseguenza che tra tutte può essere ritenuta la più grave? Non pensiamo di dire niente di particolarmente originale se identifichiamo quella conseguenza con la crisi dell’immaginazione. Se la fantasia è per noi umani illimitata e non c’è confine che non possa superare se non i limiti del nostro cervello-mente, l’immaginazione si esprime canalizzando la fantasia in percorsi capaci di concepire l’inedito, di ipotizzare quel che appariva impossibile per renderlo possibile, di creare mondi e forme di vita fino ad ora inesistenti, di indicare azioni e strategie per cambiare ordini delle cose divenuti insopportabili, di suggerire e proporre direzioni e mete innovative e desiderabili. Come tale l’immaginazione va oltre le secche della contestazione ripetitiva delle cose che nel presente non vanno bene; va oltre la sterile opposizione a chi vuole conservare un ordine obsoleto e pericoloso; va oltre la sindrome di Cassandra che anziché svegliare le coscienze finisce per alimentare ulteriore indifferenza. L’immaginazione aggancia i sogni e i desideri perché riesce a proporre un inedito immaginario grazie alla mobilitazione del simbolico. Consente, infatti, di connettere il reale ad una sua diversa rappresentazione, favorendo inediti piani e strutture dei comportamenti. L’immaginazione consente di abitare i mondi intermedi tra l’esistente, il possibile attuale e l’impossibile perseguibile. L’immaginazione conduce fuori dalla cornice grazie alla sua capacità di proporre e rendere perseguibile e desiderabile una nuova cornice, i cui vantaggi siano concreti e riconoscibili, ma anche simbolicamente coinvolgenti. Il dominio delle forme di potere, in parte inedite, che vanno sotto il nome di ipnocrazia si afferma soprattutto perché alimenta un immaginario che sfrutta l’indifferenza e la paura, proponendosi come soluzione rassicurante. La fuga nel passato e nella sua conservazione si propone come un rifugio che ha l’attrazione della chiusura difensiva. Continuare a contestare con la razionalità dimostrativa e la logica formale di ragionamenti astratti questa tendenza, non solo è inutile e perdente, ma induce in chi contesta, a fronte dei fallimenti di quelle contestazioni, la tentazione e la disposizione a fare le stesse cose di chi ha il potere populista e totalitario, solo in forma edulcorata. Ciò aumenta l’indifferenza degli incerti e eccita ulteriormente il successo di chi propone soluzioni immediate, la cui falsità non si smaschera con la dimostrazione razionale. Ad agire sono processi emozionali di base che hanno una forza ipnotica di coinvolgimento e portano il pensiero a massa in una dinamica di branco in cui i lupi ululano con il capo branco e non sanno perché. Ma continuano ad ululare. Il comportamento del governo laburista inglese sulla questione migratoria, per non parlare, per decenza, delle miserie italiane, è un esempio di questa dinamica perversa. L’immaginazione, che subisce dall’indifferenza le principali ingiurie, è la leva per concepire proposte e linguaggi che siano attendibili e degni di essere ascoltati e perseguiti. Per essere attendibili quelle proposte e quei linguaggi devono essere costosi. Devono, cioè, pagare il costo della selezione determinata e della presa di posizione netta e chiara. Per fare qualche esempio: se la crisi climatica e ambientale è il rischio principale che pesa sulle nostre teste, non può essere un dibattito senza fine sulla sostenibilità e su scelte compromissorie la via d’uscita, ma è l’immaginazione di scelte e azioni per un mondo che trovi il possibile nel limite, la via da proporre. Se il lavoro si caratterizza come esclusione, alienazione, precarietà e schiavitù, è il superamento delle forme di lavoro dominanti verso nuovi linguaggi, nuovi significati e nuove forme del lavoro che deve essere immaginato e proposto. Se l’educazione nelle sue forme attuali è fallita per crisi di conoscenze, per obsolescenza dei metodi, per protezionismo di incompetenze addestrate, sono forme di apprendimento e di educazione sostenute dalla ricerca scientifica su relazione, cervello, mente e apprendimento che devono essere proposte evidenziandone i vantaggi per le nuove generazioni. Dall’indifferenza che inchioda nel populismo totalitario dell’ipnocrazia si può uscire, creando un’inedita cornice frutto dell’immaginazione e della proposta di un mondo inedito, riconoscendo che il mondo esistente è fallito.