Ipnocrazia e la politica della pancia: siamo davvero padroni delle nostre scelte?

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Elio Proietti
Elio Proietti è un manager IT con una profonda passione per la psicologia e la cucina. Nel suo percorso professionale, Elio ha saputo combinare le sue competenze tecniche con un forte interesse per la comprensione delle dinamiche umane, applicando principi psicologici per migliorare la gestione dei team e l'efficienza dei progetti. Oltre al lavoro, Elio ama sperimentare in cucina, dove trova un ulteriore modo per esprimere la sua creatività e attenzione ai dettagli. La sua capacità di coniugare tecnologia, umanità e arte culinaria lo rende una persona unica e versatile.

Negli ultimi anni, la comunicazione politica ha subito una trasformazione radicale. Sempre più leader utilizzano strategie persuasive che non puntano sulla razionalità dell’elettorato, ma colpiscono direttamente le emozioni. Questo fenomeno, noto come “ipnocrazia”, descrive un sistema in cui il potere si esercita attraverso il controllo della percezione pubblica, più che mediante l’effettiva qualità delle politiche adottate.

L’ipnocrazia non si limita alla politica, ma pervade ogni aspetto della nostra vita. Ogni giorno siamo sottoposti a un bombardamento mediatico che, attraverso la ripetizione ossessiva di concetti e la manipolazione delle informazioni, ci spinge a credere di fare scelte autonome, quando in realtà sono già state preconfezionate per noi.

Pensiamo di essere individui razionali, capaci di formare opinioni basate sui fatti. Eppure, molte delle nostre convinzioni derivano non da un’analisi critica, ma da ciò che ci viene ripetuto con insistenza.

Ad esempio, provate a pensare a una pubblicità di un prodotto che avete acquistato di recente. Se vi dico “cioccolata”, probabilmente vi verranno in mente i brand più noti, non perché siano necessariamente i migliori, ma perché il loro messaggio è stato ripetuto così tante volte da renderli la prima scelta nella vostra mente. Lo stesso meccanismo funziona con tutto: più un concetto viene ribadito, più ci sembra vero, anche in assenza di prove concrete.

La psicologia conferma che la paura orienta fortemente le scelte e, quando ci sentiamo minacciati, tendiamo a cercare soluzioni immediate e semplicistiche.

Un esempio evidente si trova nei periodi di crisi economica o di emergenze sociali. Se ogni giorno i notiziari parlano di un aumento della criminalità, il nostro cervello tenderà a considerare il problema più grave di quanto sia in realtà. 

Vivendo immersi in un flusso continuo di informazioni, facciamo fatica a distinguere tra realtà e percezione distorta. I media e i social network orientano le nostre scelte in modi spesso impercettibili. La selezione delle notizie influisce sul nostro quadro della realtà. Questo perché ciò che leggiamo non è necessariamente il contesto completo, ma ciò che qualcuno ha deciso di mostrarci, attraverso la sua visione del mondo. Se un telegiornale dà ampio spazio a un singolo evento drammatico, potremmo percepire quel problema come dominante, anche se i dati generali raccontano un’altra storia. La paura quindi ci porterà a scegliere non ciò che è necessariamente giusto o utile, ma ciò che ci fa sentire più al sicuro nel breve termine.

A tutto questo si aggiunge la personalizzazione algoritmica delle piattaforme digitali, che ci mostrano contenuti in linea con le nostre preferenze, rafforzando le nostre convinzioni e limitando il confronto con idee diverse. Se su un social network interagiamo con contenuti che sostengono una certa idea, l’algoritmo continuerà a proporci informazioni simili, escludendo punti di vista differenti.

Se ogni giorno siamo influenzati da narrazioni costruite per guidare le nostre decisioni, in che misura possiamo considerarci liberi? La risposta non è semplice, ma possiamo iniziare a riconoscere alcuni segnali di condizionamento. Sarebbe utile chiederci se abbiamo paura di mettere in discussione le nostre convinzioni. Se sì, forse siamo vittime di una narrazione troppo forte. Allo stesso modo, può essere utile domandarsi se le alternative che ci vengono proposte sono realmente diverse o solo variazioni della stessa scelta. Infine, potremmo verificare se ci confrontiamo con punti di vista differenti o se rimaniamo sempre nella nostra “bolla” informativa.

Riconoscere il dilemma è il primo passo per fugarlo. Per mantenere un pensiero indipendente, è utile verificare le fonti e non fermarsi a un solo punto di vista. È opportuno evitare il pensiero emotivo, cercando di capire se una decisione nasce da un ragionamento logico o da una reazione impulsiva. Inoltre, rivalutare costantemente le proprie opinioni, aiuta a crescere intellettualmente. Il dubbio non è una debolezza, ma uno strumento fondamentale per lo sviluppo del pensiero critico.

L’ipnocrazia non è solo una questione politica, ma un fenomeno che condiziona il nostro modo di vedere il mondo. Prendere coscienza di come le nostre scelte vengono influenzate è il primo passo per riappropriarci della nostra libertà di pensiero. Perché la vera democrazia non si basa sulle emozioni manipolate, ma sulla capacità di scegliere consapevolmente.

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