Barcollo in queste vie lastricate
zeppa d’incertezze
noncurante di tutte le carezze che la vita mi dona
una sola è la cosa che mi ustiona
il ricordo del mio corpo vivo, vegeto, spento
rubato, appropriato
e poi da me odiato.
Barcollo
perché non so bene dove andare:
“Sorridi dai che si avvicina il Natale
non dirmi che non lo vuoi festeggiare!”
Certo, domani posto su Tik Tok un meme
dicendo che a mezzanotte del 30 novembre
vado in camera di mia madre a cantare a squarciagola:
“Jingle bells, Jingle bells, Jingle bells rock…”
Perché tutto cambia
perché Babbo Natale mi riporterà la magia
che ho perso un bel po’ di anni fa
andrò in balcone il 24 dicembre
a cercare nel cielo una slitta
che non mi faccia slittare
nella mia discarica di ricordi, di sogni
di eventi mai svolti, di paure infondate,
di cose associate e quindi mai più provate.
Tranquilli che tutto passa
basta alzarsi dal letto e andare a lavorare
perché è per questo che noi giovani stiamo male
una volta i nostri genitori si facevano picchiare
e la forza bruta
faceva diventar loro sconosciuta l’ansia, la paura, l’insicurezza
ecco perché adesso le stesse persone che dicono questo,
e vanno contro anche al pensiero di Quintiliano
che seppur vecchio
almeno questo l’aveva detto ben presto,
urlano ai microfoni “No alla violenza”
ma intendi solo quella contro te stesso
o desideri che tutto il mondo sia protetto.
Non è solo questo che voglio dire
le mie riflessioni migliori arrivano
quando la prof di matematica spiega
perché è così complicata che la mia testa
anziché risolvere i problemi, se ne crea altri
e quindi quando la prof mi dice: “Vieni alla lavagna”
io mi fermo e barcollo in cerca di una strada
in cui non sia qualcun altro a dirmi dove andare;
a tutti infatti sembra di avere una sorta di potere sugli altri
il libero arbitrio è ormai una vecchia leggenda
io per sentirmi libera guardo le Winx a 17 anni
e per sentirmi trasgressiva guardo i video dei Me contro te
sono una che va contro la massa
e che non si sente mai abbastanza…
Barcollo ancora
e cado su un autobus senza ritorno
finisco in bocche di ragazze che mi accusano di averli fatto un torto
quando non so nemmeno chi siano.
Finisco in situazioni impensabili
in cui se stai zitto e guardi
ti si avventa una ragazza contro urlandoti addosso:
“Cosa guardi, il mio fidanzato?”
e in questa situazione
come posso dirle che mi ero persa
che stavo pensando se mi ero lavata oppure no i denti,
che stavo riflettendo se comprerò mai dei serpenti
o se davvero lasciare i telefoni spenti su un banco
all’inizio dell’ora
migliori le relazioni tra noi studenti.
Come le lo dico che stavo tossendo fuori un po’ di fiori marci
che mi stavano in mezzo
proprio come il suo ragazzo
che ha deciso di intralciare il mio cammino
come fanno in molti
e come le dico
che il pugno che mi vuole tirare
non la fa sembrare né Bud Spencer e tantomeno Terence Hill
la accomuno meglio ai dissing che fanno oggi
alla situazione poco chiara che si è formata nella famiglia dei Ferragnez.
Come le dico che a me non importa niente
che mi basta barcollare
che mi basta non inciampare
che mi basta continuare a sognare
e magari se mi lascia un bel sorriso in volto
qualche avventura gliela racconto.