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La Finzione: ingannare prima sé stessi che gli altri

Autore

Elio Proietti
Elio Proietti è un manager IT con una profonda passione per la psicologia e la cucina. Nel suo percorso professionale, Elio ha saputo combinare le sue competenze tecniche con un forte interesse per la comprensione delle dinamiche umane, applicando principi psicologici per migliorare la gestione dei team e l'efficienza dei progetti. Oltre al lavoro, Elio ama sperimentare in cucina, dove trova un ulteriore modo per esprimere la sua creatività e attenzione ai dettagli. La sua capacità di coniugare tecnologia, umanità e arte culinaria lo rende una persona unica e versatile.

La finzione è un fenomeno umano, spesso associato alla dissimulazione nei confronti degli altri. Tuttavia, prima ancora di ingannare chi ci circonda, la prima vittima della finzione siamo noi stessi. Si finge per proteggersi, per evitare il confronto con la realtà o per mantenere un’immagine che corrisponda alle aspettative sociali. Ma cosa comporta realmente ingannare sé stessi? E quali sono le conseguenze di questo autoinganno?

L’autoinganno si manifesta spesso attraverso comportamenti di auto-conforto, più o meno lassisti. Un esempio è il convincersi di essere soddisfatti del proprio lavoro, nonostante ci si lamenti quotidianamente di un capo opprimente o di uno stipendio inadeguato. Questa menzogna consente di rimanere nella propria zona di comfort, evitando di affrontare i rischi che un cambiamento potrebbe comportare.

Esistono poi le finzioni che danno origine alle maschere sociali, indossate per essere accettati all’interno dei vari gruppi di appartenenza. Queste maschere, tuttavia, generano dissonanze cognitive, creando conflitti interni che, a lungo andare, diventano insostenibili. Con l’avanzare dell’età, queste dissonanze tendono a diventare più evidenti e meno tollerabili. Non è raro sentir dire che, con il passare del tempo, diventa sempre più difficile mantenere certe maschere sociali. Si sarà così spinti a liberarsene e a mostrarsi per ciò che si è realmente; anche se ciò comporta la perdita di alcuni legami sociali.

L’autoinganno, purtroppo, non è privo di conseguenze, poiché può ostacolare la crescita personale. Riprendiamo l’esempio precedente del continuare a lamentarsi del proprio lavoro, senza agire per cambiare situazione. Questo impedirà lo sviluppo della persona, e potrebbe anche causare disturbi come ansia, depressione e stress cronico. Inoltre, il perpetuarsi dell’autoinganno e della finzione sociale può portare a un progressivo distacco dalla realtà, rendendo difficile distinguere tra la propria vera identità e l’immagine costruita, fino a identificarsi più con quest’ultima; perdendo così il senso del proprio io autentico.

È quindi fondamentale coltivare l’autoconsapevolezza per riconoscere quando si sta ingannando sé stessi. Accettare le proprie debolezze e imperfezioni è essenziale per interrompere il ciclo dell’autoinganno. Ogni imperfezione ci rende unici. Ogni vulnerabilità ci rende più empatici verso gli altri. Sarebbe auspicabile vivere in un mondo senza finzioni, per poter beneficiare pienamente dei vantaggi psicologici che ne deriverebbero, ma spesso non è possibile.

Tuttavia, soventemente si fugge da sé stessi a causa del pensiero condizionato, infuso dai media ed anche dai legami più stretti. Di conseguenza, ci si sente frequentemente inadeguati o sbagliati, e per far fronte a questo, si ricorre alla finzione, mentendo a sé stessi e agli altri. 

Superare l’autoinganno non è facile, ma riconoscerlo rappresenta il primo passo verso una maggiore consapevolezza e integrità personale.

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