Il libro, il labirinto e la vita sono in realtà la stessa opera: il racconto “Il giardino dei sentieri che si biforcano” , il più noto racconto del libro, un capolavoro irriducibile di finzioni, ne è la prova più evidente.
Simulazioni incontenibili e inestricabili fino alla vertigine non lasciano tregua e mettono in dubbio la propria capacità di pensare.
Un’opera letteraria che cerca di descrivere tutti i possibili risultati di un evento, ognuno dei quali conduce a un’ulteriore moltiplicazione di conseguenze, in una continua “ramificazione” dei possibili futuri, rompe il confine tra il “come se” e il “proprio così”.
Non si tratta quindi di un labirinto “fisico”, ma di un labirinto temporale, un labirinto di simboli.
Quel confine si può rompere senza trarne conseguenze gravi sul piano psichico?
Pare di sì a patto che si sia capaci di ampliare ulteriormente il cerchio magico che contiene le molteplici interpretazioni delle molteplici versioni della realtà e contemporaneamente la mente dell’interprete con tutte le sue estensioni.
Sapendo che ogni versione e interpretazione appare considerandola e scompare quando si smette di farlo, scomparendo allo stesso tempo il soggetto nello stesso vortice della realtà osservata.
Esistono linee temporali in cui esistiamo e non esistiamo allo stesso tempo, perché anche il tempo cambia in base alla nostra presenza o assenza.