Il concetto di simbolo chiede di mettere in gioco la convinzione che si possa credere in realtà distinte che trovano un punto di contatto condiviso e condivisibile: non si tratta di una finzione o della riproduzione di qualcosa che appartiene al passato, ma dell’accoglienza di una realtà nuova che parla sempre al presente pur usando grammatica e sintassi conosciute e immagini protese verso il futuro. Questo il senso dell’eucaristia cristiana e dell’espressione che la connota nella teologia cattolica: memoriale, non semplice memoria.
Fingere di non sapere che esista una teoria scientifica che spieghi meccanismi biologici e naturali non è un servizio alla dimensione della fede: genera soltanto confusione, alla lunga il vero frutto della finzione, perché crea le condizioni per lo sviluppo di un credere non critico, incapace di riconoscere le domande vere su cui basare la ricerca continua che necessita la prospettiva dialogica della fede cristiana. Gli studi biblici ci hanno portato a riconoscere quanto sia importante porsi le giuste domande a partire dal testo, quelle stesse domande che la Scrittura desidera suscitare. Individuare domande giuste porta a ricercare possibili risposte giuste: l’intenzione primaria del testo biblico è quella di spiegare come tecnicamente funzionino le cose o è quella di raccontare in che modo sia possibile descrivere il rapporto tra Dio e l’uomo?
Se le domande di Agostino paiono davvero illuminanti c’è da aggiungere che l’intento di non ingannare non ci garantisce rispetto alla fatica dell’esercizio critico del credere cristiano. Smettere di cercare le giuste domande ci porta a vivere nella finzione.
Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà
Domani arriverà lo stesso
Un senso di Vasco Rossi
È meglio vivere una spiritualità che usare il nome di una religione
giuro che son più sicuro nell’insicurezza che nella convinzione
È meglio vivere una spiritualità di Povia
Avere Fede in qualcosa e crederci perché ci sono evidenze scientifiche sono due atti estremamente diversi, per definizione. La Fede implica fiducia nei confronti di qualcosa che razionalmente è incredibile. Il vero atto di Fede è spingersi dove la ragione non arriva e dove la scienza non spiega.
Ci chiediamo: come facciamo a credere che l’Eucaristia sia materialmente il corpo di Gesù, quando sappiamo che questa cosa è scientificamente impossibile? È palesemente una menzogna. Come fanno i fedeli a credere a questa menzogna?
Sant’Agostino in La Menzogna scrive e in questo ci illumina: «Chi mente?, colui che asserisce il falso con l’intento di non ingannare o colui che dice il vero con il proposito di ingannare?».
Partendo già anche da un’analisi e un confronto dei testi delle canzoni di Vasco Rossi (Ci credi; Un senso), De André (Si chiamava Gesù), Branduardi (Vanità di vanità; Dopo domenica è lunedì), Ligabue (Hai un momento Dio?), Povia (È meglio vivere una spiritualità) e Jovanotti (Mi fido di te), si può intuire l’ampio senso e significato del concetto di Fede, che è per natura collegato al concetto di simbolo. Il simbolo, prodotto dall’immaginazione, costituisce, kantianamente, l’espressione concreta del punto di contatto tra ragione e intelletto, una vera e propria unione concreta di idea astratta e caso singolo e reale. Il simbolo è basato su una forma di identità e rimanda a qualcosa di cui allo stesso tempo è parte.
Le argomentazioni basate sulla teologia cristiana di Halmi nel suo scritto “How Christian is the Coleridgean Symbol?” oltre a dimostrare come l’elaborazione teorica di questo concetto non consista in una semplice ripresa di concetti cristiani come l’Amor di Dio, la Beatitudine ecc., distingue il simbolo dalle immagini ordinarie e fa riferimento all’Eucarestia scrivendo:
«Sebbene la pratica dell’Eucarestia imiti approssimativamente l’atto che l’ha istituita, il suo significato non deriva da una somiglianza rispetto a ciò che rappresenta, ma esclusivamente dalla sua istituzione: il pane e il vino sono accettati come simboli di comunione con Cristo perché egli ha esortato i Dodici Apostoli a ricordarlo spezzando il pane e condividendo il vino. C’è una connessione di due diversi oggetti e tramite il simbolo si afferma un’identità, un’unione di universale e particolare all’interno della quale l’immagine simbolica e il suo significato coincidono».
Chiaramente rimane differente basarsi sui racconti cristiani per spiegare anche fenomeni scientifici e in questo è essenziale non fingere di non sapere che esista una teoria scientifica che spieghi ad esempio la creazione della Terra. Infatti, se prima un professore di Cambridge sulla base della lettura della Bibbia aveva calcolato che la creazione della Terra era avvenuta circa 6400 anni fa, esattamente a partire dalle ore 09 del 23 ottobre del 4044 a. C, il medico James Hutton, poi, con il suo intervento sulla formazione delle masse terrestri e degli strati rocciosi scardinò completamente questa convenzionale credenza cristiana.
In fin dei conti, dalla fede/fiducia in se stessi si può arrivare alla fede/fiducia in qualcuno di più grande di noi.
Bibliografia
Credere, fingere, imitare Il concetto di finzione in Samuel Taylor Coleridge di Gabriele De Luca
La Menzogna, Sant’Agostino cfr: https://www.augustinus.it/italiano/menzogna/index2.htm
Come essere un buon antenato un antidoto al pensiero a breve termine di Roman Krznaric
N. Halmi, “How Christian is the Coleridgean Symbol?”, in Wordsworth Circle, 26:1, (1995, Winter), pp. 26-30.