M. Osanna, Mondo nuovo. Viaggio alle origini della Magna Grecia, Rizzoli, Milano 2024
Ugo Morelli: Tra VIII e VI secolo a. C. che cosa succede in quei mondi dell’attuale Europa mediterranea che siamo soliti chiamare Magna Grecia?
Massimo Osanna: Non è facile farsene una rappresentazione semplice e lineare come quella che tradizionalmente è stata raccontata soprattutto nei libri scolastici. Più che di una sola storia si tratta di tante storie. Storie di alcune genti che hanno vissuto nel I millennio a.C. nei territori della Magna Grecia.
U. M.: Una storia di colonizzazione e di conquiste?
M. O.: Soprattutto, analizzando con attenzione e cura le trecce di quelle civiltà e la ricca messe di reperti archeologici, possiamo parlare di un processo di composizione e ricomposizione di un mosaico di civiltà che si incontrano e danno vita a intrecci e ibridazioni, in cui non è facile stabilire dinamica di prevalenza di una cultura o di una civiltà sulle altre.
U. M. Qual è la cifra caratterizzante degli intrecci e delle ibridazioni?
M. O.: È una storia di mobilità e incontri, perché per tutti, Greci e Italici, la rete di connessioni e il rapporto con gli altri sono stati la cifra esistenziale più rilevante della vita quotidiana, e non solo della vita quotidiana, ma anche dei sistemi di pensiero e della loro evoluzione.
U. M.: Come prende forma il paesaggio culturale ed esistenziale di quel “plurivǝrso” che chiamiamo Magna Grecia?
M. O.: Si tratta di un “mondo nuovo”: un paesaggio dell’incontro che solo l’archeologia può aiutarci a riscoprire, restituendo voce a oggetti e strutture di per sé muti, raccontando chi li ha realizzati, usati, trasformati in memoria o distrutti. Reperti capaci di narrare le storie di uomini e di popoli che in questa terra si sono incontrati, affrontati, amalgamati in un processo dinamico e senza soluzione di continuità.
U. M.: Come si arriva a questa ridefinizione dell’immagine tradizionale che abbiamo avuto finora della Magna Grecia?
M. O.: Attraverso un viaggio in parchi archeologici e musei più o meno noti del meridione italiano, da Sibari a Taranto, da Metaponto a Paestum passando per Crotone, Venosa, Caulonia, è possibile vedere come si illumina il rapporto tra Greci e non Greci, mai univoco né scontato; come si ridefinisce l’idea stessa della “colonizzazione” per come la immaginiamo comunemente, spostando l’accento sui fenomeni di ibridazione che in Grecia sono state così frequenti e articolati da divenire la vera cifra di quel mosaico di civiltà: veri e propri paesaggi dell’intreccio.