Mi sembra che nulla abbia più un senso
nemmeno questo mio digitare parole,
nemmeno la nuvola che copre il sole.
Osservando il mondo
sembra quasi che la mia ragione abbia torto
che l’insieme sia un corpo morto,
un film stoppato,
una grandissima bugia
a cui tutti abbiamo partecipato.
Osservando il mondo
e intrufolandomi dentro
provando a non prendere troppo freddo,
mi sembra che qualcosa sia strano
anche il tempo non passa
e chissà se sono l’unica a sentirmi così
oppure se su qualche balcone
qualcuno,
osservando il mondo
formula i miei stessi pensieri.
“I concetti iniziano a formarsi
prima di tutto grazie all’osservazione”
ma io non sono più in grado di dar nome a niente
né a creare degli insiemi, né delle classi
e nemmeno dei cassetti concettuali
mi è impossibile riunire degli oggetti
con le medesime caratteristiche
tutto sembra uguale
non vuole cambiare
nessuna parola desidera straripare
dal mio lago interiore,
le mie frasi rimangono appiccicate al fondale
intente a giocare
facendomi del male.
Nessun concetto,
nessuna ampiezza, nessuna precisione
solo un cumulo di non so nemmeno io che cosa
e l’unica conseguenza che tutto questo provoca
è la confusione.
Le mie dita digitano da sole
e danzano sui tasti
provando a rianimarli
anche se nemmeno loro
ne vogliono sapere
di questo mondo grigio
e sudicio di menzogna.
Alla fine ho preso freddo
ma nessuna forma di calore esisteva
solo insicurezza servita su piatti d’argento
anche se poi quando ancora il sole deve sorgere
verso il latte a terra per sbaglio
e ci piango pure sopra
perché: “Il buongiorno si vede dal mattino”
e se così fosse
continuerei a rivivere ogni giorno
gli incubi fatti durante la notte.
Osservando il mondo provo quasi paura
ma anche un certo sollievo
questo film in bianco e nero
a volte mi aiuta ad aumentare il mistero
che giace dentro di me,
contribuisce alla formulazione di domande,
di perché
privi di risposte
rimasti a volteggiare nell’aria
come piccoli fiocchi di neve.
Osservando il mondo
mi rendo conto
di non riuscire più a percepire nulla
di mancare d’ispirazione
di chiudere i libri e buttarli da parte
formando una palude di parole
ormai stagne
che non ne vogliono proprio sapere
di ripulirsi e adagiarsi con calma sulla carta.
Apro per bene gli occhi
e oltre a sentire della polvere entrare nelle iridi
che grazie ad essa tutto diventa lucido
di tristezza e malinconia,
la meraviglia se ne va via
e si costruiscono case sui sogni
che poi man a mano spariscono
perché
osservando il mondo
ti rendi conto
che un corpo morto è morto
e se l’ispirazione in te non c’è
è meglio fare qualcos’altro.
Alla fine ti ritrovi sulla cima di una montagna
ad osservare tutto in piccolo
ma anche là non c’è più la magia,
anche là le parole non ti scorrono nelle vene,
anche là ti senti vuoto
e non capisci se la vita
sia qualcosa che ti conviene.