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Uno sguardo,
una goccia di saliva,
un calice di vino,
un libro aperto,
degli appunti di informatica,
delle mutande di Victoria Secret,
un profumo preso al supermercato,
una matita, ancora delle elementari 
ma domani
che cosa rimarrà di noi,
della pasta cucinata insieme quelle sere.

Oggi mi hai detto che mi vuoi bene
ma per te cosa significa?
È circa come tirare un sospiro,
come fare una capriola
oppure come andare a fare un’operazione al cuore?
No perché a me ce ne vuole, sai 
prima di dire una cosa del genere,
c’è bisogno di precauzioni
un preservativo per il cuore, capisci?

Uno sguardo,
una goccia di saliva,
un calice di vino,
un libro aperto,
degli appunti di informatica,
delle mutande di Victoria Secret,
un profumo preso al supermercato,
una matita, ancora delle elementari 
ma domani
che cosa rimarrà di noi,
della pasta cucinata insieme quelle sere.

Oggi mi hai detto che mi vuoi bene
ma per te cosa significa?
Mi tremano le mani
e non per la verifica
ma perché sono a disagio, con te, con tutti;
dunque torno a casa, mi butto sotto le coperte
provo ad eliminare la tensione dal corpo
ma quando gli parlo lo sento morto
mi tiro uno schiaffo ma niente, non risponde, non risponde nulla.

Apro l’armadio per prendere dei vestiti più comodi da indossare
poi mi chiedo, mentre fisso il suo interno
ma io, io, perché ho comprato questi capi?
Perché mi piacevano
o perché piacevano?
Perché ora ho addosso questo rossetto viola
e perché indosso le calze a rete
e perché ho il pocket socket dietro al telefono
e perché mangio il porridge per colazione?
Perché mi piace
o perché piace?

Uno sguardo,
qualche goccia di saliva,
un calice di vino versato addosso,
un libro aperto e sporco,
degli appunti disordinati di informatica,
delle mutande false di Victoria Secret,
un profumo preso al supermercato,
una matita rotta, ancora delle elementari 
ma domani
che cosa rimarrà di noi,
rimarrà qualcosa?

Oggi mi hai detto che mi vuoi bene
ma per te cosa significa?
Io non sono nemmeno sicura che tu sappia quale sia 
il mio colore preferito
in più, se ti chiedessero di definirmi,
di dire chi sono senza nominare il mio nome,
che diresti? Riusciresti a spiccicare parola?
Avresti qualcosa in mente o ti perderesti
nella paura di sbagliare
di rovinare la tua immagine profilo.

“Questa foto su Instagram non la puoi mettere dai”
perché, e ti scrivo perché
e mi chiedo perché
e mi tatuo il perché sulle palpebre
e però non riesco a farmi da parte, dunque;
uno sguardo perso,
uno sputo in viso,
un calice di vino per far tornare il sorriso,
un libro aperto sottolineato,
degli appunti di informatica a terra,
delle mutande di Victoria Secret sul divano
e il profumo del supermercato
che mi fa sentire più a mio agio di tutto.

La pasta cucinata insieme,
le serate in discoteca,
i pomeriggi passati a fare compiti…
tutto ciò, probabilmente, senza conoscersi
ma non aspirando, non provando nemmeno a farlo.

Io? Un buco nero, zitta e muta
sarò prevenuta
ma perché, perché lo sono, anzi c’è un perché?
Oggi è il mio compleanno
e non te lo ricordi,
non se lo ricorda nessuno
ma perché? Insomma perché?

Oggi ho una presentazione importante
e non te lo ricordi, 
non se lo ricorda nessuno
ma perché? Insomma perché?

Oggi ho un intervento
e non te lo ricordi,
non se lo ricorda nessuno
ma perché? Non c’è nessun perché, vero?

“Sai probabilmente sto morendo”
se succedesse questo, io probabilmente non te lo potrei dire
perché andrei ad infierire con la tua vita
-non voglio soffrire-.

Dopo una lunga passeggiata
arrivo in un campo e mi sdraio,
il vento freddo di febbraio mi protegge
ed io mi chiedo;
chi pensa a me?
Per me io ci sono? Oppure no?
Chi decide per me?
Io chi sono? 

Ho collezionato amici
che, come si sul dire,
m’hanno solo rubato la bici,
i sorrisi, l’anima…
quest’ultima me l’hanno strappata via con forza di dosso
colorandomi la pelle di nero
e facendo una rapina al mio pensiero,
disintegrando la razionalità
inserendo solo l’annuncio “segui la moda, le ragazze della tua età”.

Ho collezionato storie su Instagram,
serata a bere senza parlare, senza ballare
e se lo provavamo a fare senza alcol in corpo
nessuno riusciva a lasciarsi andare.

Ora non mi guardo,
mi sputo addosso,
butto nel lavandino un calice di vino,
leggo un libro,
mi prendo del tempo per me, 
chiudo nell’armadio le mutande di Victoria Secret,
mi spruzzo addosso un po’ del mio profumo preso al supermercato,
curo la bambina che c’è in me
e oggi
e domani
torno com’ero ieri
anzi rinasco proprio daccapo
stavolta come fiore di loto
e cucino della pasta questa sera con me stessa.

Oggi mi sono detta che mi voglio bene,
alla fine qual è la strada che mi conviene?

Biancaneve

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