Il marketing in fin dei conti si basa su delle strategie che per la maggior parte delle persone sono “mascherate”. Ciò che vedi è una “semplice” pubblicità, ma dietro a questa c’è una quantità di strategie e ragionamenti che invece non si vedono. Ciò che ti viene mostrato è il risultato di tante maschere che nascondono degli elementi che non vengono percepiti eppure hanno una grande influenza sul risultato del marketing stesso. Comunicare significa interagire con delle persone e non è semplice come sembra. Alle volte, è più facile mascherarsi e attuare un’altra forma di sè per connettersi con le altre persone.
Vi riporto qui le parole che Massimo Russo, Direttore Generale della Divisione Digitale di GEDI Gruppo Editoriale ha espresso in apertura del discorso tenuto insieme a Roberto Binaghi, Vice President Vision di GroupM Italy in un forum: «Le nostre identità sono maschere trasparenti. Quello che facciamo online, di fatto, lascia delle tracce che noi possiamo interpretare e la cosa interessante è che queste istantanee sono più fedeli di quanto si possa immaginare, esse ci rivelano di noi dei particolari che nemmeno noi conosciamo».
I dati oggi rappresentano una nuova misura e valuta, precisa e puntuale per analizzare i comportamenti, bisogni e desideri, spesso mascherati, delle persone.
Un altro tema collegato al concetto di maschere nel marketing è anche quello della narrazione distorta del sé. C’è da chiedersi se, con i social network, sia arrivata al limite? Vi lascio con questa domanda e con un articolo di Laura Ressa, Digital Marketing Specialist & Web Writer qualora voleste trovare una risposta o forse spaventarvi riguardo a ciò che lei realisticamente afferma.
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