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Lancette nella schiena

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Ho dimenticato l’orologio in treno
vado a fare una passeggiata sta volta
non ricordo la strada,
giro a destra
e poi a sinistra
sono un po’ sbadata sai
ricado sempre nelle vecchie amicizie,
nei vecchi amori
anche se son sempre quelli
che non m’han mai donato fiori.

Arrivo in un prato
e mi sento leggera
la lancetta dell’ora mi ricorda che adesso
dovrei tornare a casa,
prima però devo anche comprare due cose al supermercato
ma io rimango a fare due passi,
solo perché mi va di restare qua.

Mi sento leggera
ma in paranoia,
domande 
son sedute accanto a me
e quelle, di leggero
non hanno nemmeno un capello.

Oggigiorno le persone controllano l’orologio tutto il tempo,
ho solo cinque minuti per baciare il mio innamorato,
tre per prendermi un gelato
e uno per attraversare la strada.

Ormai il mondo si è fatto corto e veloce,
le lettere son diventate messaggi
e ora si fa a gara a chi risponde dopo.

Oggi il mondo si prende gioco di me;
non mi fa respirare,
mi odia e mi picchia,
mi ficca un orologio in testa 
mi raccomanda di non godere alla festa
e mi ricorda che io,
qui
non vado bene.

Superficiale,
dovrei essere
continuare la mia passeggiata,
rientrare in serata
collezionare maschere e appoggiarle su uno scaffale
e prima di uscire decidere quale usare.

Tempo, manca tempo,
un piccolo gesto
ti fa perdere minuti preziosi,
un lavoro ben pagato
è la gioia più grande che ti possano mai aver dato.

Nessuno ha più voglia di aspettare,
se vai in guerra non ti attendo,
aspetto il tuo portafoglio
che anche se il tuo cuore non batte più
lo posso comprare
con ciò che possiedi.

Ormai le persone non aspettano più
i rider vengono investiti per portare il cibo
a casa
nel minor tempo possibile
e le persone,
si divertono a scrivere recensioni negative.

Sono impaziente,
odio come si diverte la gente,
vorrei aspettare quattro giorni davanti alla porta
fino a vederti arrivare.

Vorrei diventare grande
e poi desiderare di tornar bambina;
vorrei vivere nel presente,
badare alle foreste
non mi voglio arrabbiare
se l’autobus è in ritardo
e se hai paura di fare l’amore.

Aspettare a volte,
è come amare
sistemati il cuore
io non te lo posso riparare,
posso solo aspettare;
attendere una chiamata e venirti a trovare
e sto pure lontana se preferisci
ma 
me li lavo lo stesso i denti
che poi non si sa,
le labbra son ribelli
e non si possono controllare più di tanto.

Aspetto che compi diciott’anni
e poi facciamo una vacanza al mare
ed io devo solo aspettare
mio nonno a Natale
che arriva col regalo più bello
e devo solo aspettare
il voto finale a scuola
e devo aspettare,
pazientare
prima di spiccare il volo,
prima di poter vivere di carta e d’inchiostro.

Devo solo aspettare
ma viaggio,
viaggio nel mondo e pulisco le strade
con l’inchiostro,
i guanti
e faccio la raccolta differenziata
dei sentimenti
e vengono a prendersi a vicenda,
giocano coi versi
e non vogliono aspettare
quando il cuore batte
non lo possono controllare,
non capisco cosa riesco a fare
vorrei riordinare gli umani
e spiegare che il presente è il migliore
che il domani non è l’obiettivo dell’oggi
e che non capisco
perché sia difficile portare pazienza.

Prima o poi,
inventeranno una fabbrica di sorrisi,
ne trapianteranno uno
per far sembrare felici le persone
l’unica anima serena la prenderanno
e la tortureranno
per capire che movimenti la bocca deve fare.

Gli uomini non si danno tempo,
si guardano allo specchio
e si disprezzano,
si consolano con un drink bello carico
o con del sesso frivolo, privo d’amore.

Un signore
mi ha confidato 
che la sua mente era la sua più grande fonte
di perdita di tempo
che le sue energie a volte
venivano rapite
da quello che lo abitava in testa
e che ha fatto finta di niente 
e che bisogna darsi tempo;
bisogna guardarsi allo specchio e dirsi
cosa c’è? Che succede?
Un sorriso me lo fai?
Ma non te lo tatuare,
non far finta di amare,
non farti cullare.

Continuo a passeggiare 
e davanti a me
una montagna enorme 
piena zeppa di foglie particolari
si estende
non posso far altro che pensare,
dichiarare,
sperare
che nessuno mi voglia amare
tanto per fare
e che si prenda del tempo
per lottare,
per amare il suo corpo,
la sua forma del viso
e poi
dichiaro anche guerra
all’orologio che ho perso
e dichiaro guerra perché ora la sento,
la mia beatitudine,
la fonte di gioia che nessuno conosce 
e penso di essere forte,
poterti aspettare a volte,
passare del tempo con me stessa,
non esiliarmi in un letto
a chiedermi il perché
di tutto questo.

Vorrei che si riaccendessero i sorrisi fra la gente
il mondo
non dev’esser più un gioco a chi arriva più in alto
e a chi è più potente,
condividere l’amore
far sì che passi anche dal nostro paese.

Un giorno stavo lavorando
e una signora mi ha dato della fannullona
perché sono alla cassa del supermercato.

L’altro giorno stavo lavorando
e un uomo mi ha offerto un gelato
ed io lavoro,
in gelateria.

Tutti cercano l’oro,
il petrolio,
io cerco le miniere di spensieratezza e spontaneità
ma siamo tutti diversi,
alla nostra età.

Mi siedo su una panchina
poi arrivo al fiume 
e m’immergo
aspetto
che l’acqua scorra,
aspetto che il mio pensiero
ritorni a letto
ecco, è solo questo;
una cosa alla volta
vuoi che il mondo
torni come un tempo?
Assolutamente no
ma vuoi che ti ascolti
e che ti faccia sentire viva.

Per troppe volte son stata entusiasta di morire
ora ho gioia, a vivere
vorrei che il mondo mi rispondesse
vorrei fargli delle carezze
vorrei venirmi a prendere il cuore,
vorrei dimenticarmi dell’orologio
e tutte le ore,
son vogliosa d’incominciare a lavorare.

Non ho voglia di aspettare ancora
il mondo mi divora
voglio girare le lancette dell’orologio
fino a farle diventare
dei respiri che non fanno male
come la pioggia, il temporale
vorrei godermi la vita
anche se sono da sola
vorrei 
amare
e non veder scappare 
qualsiasi essere umano
verso le nuvole
non accorgendosi
che è solo smog.

A volte illudo il tempo
non voglio aspettare
io rifletto
e poi parto
non attendo che passi davanti a me
un altro
col mantello da supereroe 
e che mi salvi;
io non affiderò mai
la mia felicità
all’orologio che ho dimenticato.

Biancaneve

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