La melodia per i cuori a metà

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Ho creduto possibile 

salvare il mondo

in un solo secondo

con la musica in sottofondo,

un gatto nero che mi accarezza la gamba

e mamma che mi urla di svegliarmi.

Ho camminato sull’acqua nella mia mente;

ero al lago e leggevo un libro della Austen

appuntavo, appuntavo e ancora appuntavo

e poi quelle acque lucenti mi chiamavano

ed io non volevo nuotare

bensì camminare

e assaporare la leggerezza

e il falso equilibrio

che avrebbe potuto donarmi l’acqua.

Ho tirato dei sassolini

ho viaggiato assieme a loro

sorridevo

e i passanti non mi credevano

non percepivano la leggerezza che mi avvolgeva

l’acqua che era diventata coperta calda e morbida

sotto i miei piedi.

Sono andata in ospedale

dai bambini terminali

a suonare l’ukulele

ed erano tristi

ma io sono un medico della felicità,

esperta in qualsiasi età

basta solo un po’ di musica

un abbraccio qua e la

e di nuovo festa può esserci.

Un bambino saltellava sulla mia melodia

l’altra cantava

e l’altro ancora disegnava.

È bastato un attimo per unirli

per farli prendere per mano

che solo così si va lontano

che certo, serve il farmaco

quella medicina che devi sforzarti a mandare giù

ma il medico della felicità

ti fa sognare

anche quando tutto dentro di te è morto

anche quando il letto dove prima c’era una bambina

ora è vuoto

e la melodia

ti fa ricordare la sua risata.

Tutti gli adulti però non mi credono,

ridono e mi dicono di trovare un lavoro

per davvero

e vorrei aiutare anche loro

siccome lo sbuffare è l’unico suono

che riescono ad emettere

la musica non la ascoltano

i denti si son imprigionati nella loro bocca

e masticano l’odio 

per la vita

per il mondo

e per le persone come me;

folli

da rinchiudere in un manicomio.

Loro scrivono sul gruppo WhatsApp 

che dovrebbero riaprire quelle strutture

piene di torture

per persone come me

che sanno giocare e vivere

e amano scrivere

le gioie dell’anima.

Quando arrivo a casa

accendo la musica e mi lascio andare

incomincio a ballare

con me stessa

mi faccio girare

mi accarezzo il braccio,

la spalla

convinta e ben salda

sul pavimento;

giro giro e ancora giro

ho un capogiro

ma la musica mi avvolge 

mi tiene in equilibrio

la cena si brucia

ma decido di mangiarla lo stesso

che di certo ho goduto assai

a ballare,

girare,

vivere

e sorridere.

Mi vogliono uccidere

perché quando bacio qualcuno

non sento solo le labbra

ma anche l’anima.

Mi vogliono uccidere

perché le ragazze della mia età

non dovrebbero avere tanta creatività.

Ero all’università

e ho fatto un cartellone per tre ore

ho vinto un concorso

le mie compagne si limavano le unghie

mentre lavoravo

hanno protestato

eppure l’idea era mia

avevo anche chiesto qualche favore

ma nessuno mi aveva aiutata

“Ma poi mi si rovinava lo smalto”

Allora sono io

quella che ha sbagliato

solo perché aveva il cervello attivato.

Ho sognato

di aprire una libreria diversa dal solito

una biblioteca in una libreria

libri usati da poter dare via

e non buttare,

una sala cinema con i vari rilanci

e un piccolo bar

che si sa

la pancia brontola spesso.

Ho raccontato questo mio progetto a papà 

e ha riso come non mai

“Ma che problemi hai”

Sghignazzava, borbottava parole intraducibili

io penso ancora sia una buona idea

e vorrei aprire la mia libreria

per far tacere chi non ci crede

e offrire qualcosa di diverso

a questo mondo

pieno di strade fatte d’asfalto

e tramonti incantevoli

che in pochi notano.

Mi hanno chiusa in cella

ma questa è bella;

sorridevo

perché avevo completato il mio progetto

della libreria,

stavo tornando a casa mia

con in mano i vari fogli

ma mi hanno fermato

e poi portato qui

rinchiusa tra quattro mura

e per non bastare,

mi hanno spogliata

dato dell’ingrata

dell’imbranata e della folle

e credono che privandomi delle mie vesti

la mente mi si rimetta a posto.

Mi hanno chiesto

com’è stato fare sesso

se sono così sporca di bugie

e di menzogne

poi però l’ultimo uomo

non è uscito

mi ha scrutata

e mi ha detto:

“Ingrata, ti devo ringraziare

hai salvato mio figlio dal male

con quel tuo ukulele

ora lui suona il pianoforte

e ti vorrebbe vedere.

Ti farò uscire da qui

dammi tempo

abbi pazienza

non perdere la gioia

che ti ha sempre abitato

siccome in verità

son solo io l’Ingrato.”

Mi ha chiamato -ingrata-

perché la nostra strada,

il nostro sentiero

il nostro amore

è nato da una vicenda d’odio

e mi ha salvata,

se non avesse cominciato il discorso

con un insulto

gli altri lo avrebbero accoltellato

in una frazione di secondo.

Ora son fuori dalla mia libreria che suono;

due melodie si fanno le coccole

un ukulele e un pianoforte

suonano per tutta la notte 

per donare quel lato folle

che ti ricorda

quanto sei forte.

-Biancaneve

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