Un solo respiro, può cambiare tutto

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Rimango immobile davanti ad un precipizio,

non posso muovere piede,

né avanti né dietro.

Non posso sbilanciarmi altrimenti cadrei, 

mi osservo attorno,

vedo come tutte le strade degli altri esseri umani che ho invidiato per molto siano in realtà caotiche,

piene di curve, asfaltate male, con parecchie buche.

A tratti non saprei neppure da che parte andare;

mi rendo conto che non tutto è come me lo immaginavo,

che ero stata parecchio ingenua.

Come quando osservi un dolce ma poi lo assaggi e non ti piace per nulla o quando al negozio di vestiti trovi un capo che ti piace molto, ma poi addosso non riesci proprio a vedertelo.

Rimango impalata, in posizione scomoda, che quasi potrebbero scambiarmi per una qualsiasi contorsionista,

lascio ai miei occhi il potere di scrutare ogni angolo, 

tutte le case che consideravo impeccabili ed ora colme d’urla degli abitanti,

lascio che sia la mia vista a farsi strada,

il mio cuore a guidarla

e la mia mente ad ascoltarla.

Scopro i volti delle persone, riesco a vederle fragili, infuriate, indifferenti,

mi si appannano gli occhi quando percorro le montagne, che ho lasciato troppo spesso da parte.

Il verde dei miei occhi si confonde con le praterie, gli alberi, le foglie

si perde attraverso i fiori, si lascia trascinare dai torrenti,

ed io rimango ferma, con le braccia pronte ad afferrare qualche sasso se dovessi precipitare,

perdere di punto in bianco l’equilibrio e cadere giù,

in quel tunnel che nessuno sa se possiede fine. 

La il cuor mio non conduce,

il verde spiccherebbe e finirebbe con lo spegnersi, perché poco apprezzato.

Ricordo solo dei muratori che si buttavano giù,

quando individui con mazzi di denaro chiedevano aiuto,

troppo impauriti dal muoversi per afferrare mattoni,

buttarli nell’oblio

e saltarcisi sopra, quando si sarebbero intravisti.

Gli occhi miei viaggiano ancora, portano materiale, qualche silenzio,

dosi di ossigeno e pochi sorrisi,

portano lacrime d’argento ricavate da fiumi e inchiostro per ricordarci a che mattone del nostro cammino siamo arrivati,

ci ricordano di segnarlo sul diario, che anche oggi abbiamo avuto la forza di lottare.

Fanno il punto della situazione, siccome io possiedo poco tempo

poiché non mi fermo mai,

ed i piedi fanno male allora saltello sul posto mio,

cado e poi mi rialzo, penso e mi distraggo,

“Fermati qualche volta” mi dicono tutti.

Ora, immobile, davanti a tutti gli specchi che abitano dentro di me

che si fanno spazio, riflettono emozioni,

qualche volta sbagliano e portano i sentimenti passati al presente,

altrimenti appiccicano paure odierne a episodi piacevoli trascorsi, giusto per infangare un po’ il tutto.

Con lo sguardo li percorro tutti, percepisco se la loro superficie è liscia oppure ruvida,

se sono nuovi o con qualche graffio,

puliti oppure sporchi.

Viaggio all’interno di essi e loro rimangono fissi,

rappresentano la mia vita, i miei sbagli.

Non m’ero mai accorta prima d’ora che esistesse un mondo così,

che il verde degli occhi miei si stava trasformando in tanti piccoli petali dei fiori visti prima,

per paura di frantumare uno specchio e far evadere il dolore.

Davanti a me una voragine pronta ad inghiottirmi,

affamata di pelle candida,

non sapendo che al primo morso il cuor mio diventa riccio,

allora ingoiarmi sarebbe fin troppo difficile,

poiché pezzi di vetro in gola si attaccherebbero.

Con l’occhio esploratore, il cuore come guida e la mente consigliera,

riesco a conoscermi,

ricompongo eventi dimenticati.

Poi però cala il buio, ed io volevo rimanere la ancora un po’, 

studiarli meglio certi giorni,

forse perché indossavo la mia canottiera preferita o perché c’era un bel tramonto di sottofondo.

Mi sporgo ancora un po’ ed il cuore mi batte all’impazzata, la vista è incuriosita e la mente vogliosa di macchiarsi, di apprendere il dolore.

Proprio in quel momento la scarpa scivola sulla ghiaia e mi ritrovo a precipitare,

in quello scivolo di solitudine,

che ti prosciuga anche il sangue.

La forza di gravità non esiste più e il tunnel diventa ricoperto di specchi,

che raccontano di me,

dei miei vissuti,

scavano in quei punti deboli che pensavo di avere tra le mani solo io,

ed invece l’avevo appiccicati da qualche parte.

Mi mostrano tutte le insicurezze, mi fanno conoscere la paura e mi presentano la rabbia.

Qualche specchio pronuncia anche le parole che mi si sono tatuate dentro nel vivere la mia vita,

le ripetono in continuazione,

come fosse una sveglia impostata sul telefono e tu continuassi a rinviarla

perché i tuoi occhi devono riposare ancora un po’.

Continuo a precipitare, l’aria tra i capelli, i pantaloni che si gonfiano

e il cuore aumenta ancora il battito,

mi preoccupo che da un momento all’altro possa trovarmelo in gola.

Vengo risucchiata, a poco a poco,

da quel tunnel di specchi,

da quel tunnel che sarebbe meglio non aver esplorato, ricordo di aver pensato.

Il cuore batte così forte ora da far rumore,

il verde che tratteneva in me i prati nei quali germogliavano le mie margherite, dove svolazzava anche la speranza si è sbiadito,

la fronte incomincia a pulsare.

Poso le mie esili mani con smalto ormai bordeaux, che non ricordo d’aver messo,

sul petto, e sento tamburi, sento batterie

finché anche gli specchi se ne accorgono ed iniziano a tremare,

i ricordi si miscelano e il caos prende forma.

Anche se di ordine non ce n’è mai stato.

Io inizio a precipitare più velocemente, come se anche la forza di gravità avesse sentito un mio battito

e questo l’avesse svegliata di soprassalto,

si fosse messa subito al lavoro.

Le mie mani non fanno diminuire il rumore del mio cuore;

così vedo disintegrarsi gli specchi che la mia vista aveva percorso prima,

un leggero ma lacerante brivido mi percorre lungo la spina dorsale,

pronuncio addii che non pensavo mai di dover dire.

Terremoto si crea nello scivolo di sofferenza,

e anche qua gli specchi si rompono e tutto il loro materiale prima di cadere nel buio passa a salutare il corpo mio,

lo taglia e lo stuzzica,

gli dona il regalo d’addio,

affinché mai lo dimenticherò.

L’aria diventa sempre più fredda ed io mi maledico per la mia curiosa voglia di ficcare il naso in affari che so che mi porteranno a tavola solo cibo a cui sono allergica,

neanche che non mi piace,

mi porta veleno, ed io continuo ad assaggiarlo.

Ora tutto è più calmo,

l’aria è diminuita,

io sono ferma in mezzo al buio, impaurita e tremolante,

guardo quel soffitto inesistente e mi domando come farò a rialzarmi, che la di pietre non ne vedo nemmeno una.

Cerco di rassicurarmi ma non c’è modo,

“si gela qui” dico tra me e me,

cede anche l’ultimo specchio rimasto, verde, imponente, di una bellezza disarmante,

l’unico specchio che non avevo notato,

a cui nemmeno avevo dato peso,

l’unico specchio che per vederlo dovevo affacciarmi ad un altro specchio.

L’unico, che ha come potere d’essere lo specchio dell’anima di noialtri.

Cede anche lui, si porta via con se quello che gli appartiene di diritto ma come addio e come ultimo compito della vista mi mostra che gli incubi raffigurati nei precedenti specchi,

si sono portati via il mio cuore.

Sento le lacrime percorrere il mio viso,

sento che la mia vista se n’è definitivamente andata.

Mi accoccolo a me stessa,

non potendo poggiare la mia mano sul petto.

Alla fine il cuore lo sento battere di nuovo,

da lontano

e una voce viene a trovare le mie orecchie.

“Qualche volta c’è bisogno di riprendere fiato”.

Piango, piango, perché non ho amato abbastanza me stessa,

non mi sono fermata a coccolare ed accudire quel fiore che giaceva in me,

sicché mai l’avevo notato,

non mi sono fermata a raccontargli quegli specchi iniziali.

Verso lacrime perché ho lasciato che tutto si spezzasse.

Un giorno però tutte quelle macerie riprenderanno a riflettere la mia luce.

Quello spiraglio di luce, che nascerà da un cuore nuovo, poiché quello vecchio è ormai distrutto.

-Biancaneve 

1 commento

  1. Quanto ho pianto dolce anima mia nel leggere questo scritto. Mi è arrivato come un pugno al cuore,pieno di emozioni,sentimenti,dolore ed ogniuno lo può interpretare a modo suo secondo il proprio vissuto . Complimenti cuore mio hai un grande dono ,riesci a parlare tramite i tuoi scritti a liberarti dei tuoi macigni,aiutando un sacco di persone. Sei speciale!!!!!

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