Perché ci aspettiamo sempre più dalla tecnologia e sempre meno dagli altri? È il sottotitolo del suo libro…
La crisi di legame della nostra contemporaneità, con il dominio della tecnica, ha prodotto un progressivo affidamento alle soluzioni immediate e pratiche. Abbiamo difficoltà progressive con la complessità delle relazioni; è come se avessimo rivolto le nostre attese verso le cose inerti.
Nel suo osservatorio dell’Università di Harvard quali sono le principali indicazioni che emergono?
Cresce sempre più il tempo trascorso sui social soprattutto dalle adolescenti e dagli adolescenti, con effetti di solitudine particolarmente impegnativi.
Come è possibile che un essere intersoggettivo e relazionale come un essere umano si rinchiuda nella solitudine?
È principalmente un problema di gestione delle relazioni e degli affetti primari. La solitudine viene da lontano e bisogna guardare soprattutto al comportamento dei genitori.
E allora?
Abbiamo molto margine per educare le menti a governare le tecnologie e a non subirle, ma è necessario investire in questa direzione, anche e soprattutto per una questione di libertà e democrazia.