Per lei che aveva scritto Breve storia dell’infinito che cosa significa occuparsi di discreto e continuo?
A noi umani piace pensare che la realtà sia costituita da aggregati di entità senza interruzioni e lacune, cioè come si suol dire senza soluzioni di continuità.
I soliti autoinganni della mente…
Appunto, l’aspettativa di un mondo senza rotture, crepe, fessure e vuoti ci accompagna e ad essa ritorniamo anche quando per qualche verifica esperienziale ce ne allontaniamo per qualche momento o ragione.
Perché procediamo in questo modo?
In termini matematici ci deve essere sempre un numero in mezzo a due numeri. Tutto insieme i numeri formano una linea che muovendosi genera una superficie, e questa a sua volta un volume. Così si regge l’intero mondo nella nostra mappa rappresentativa e non abbiamo che noi stessi per leggerlo.
Gradualità e continuazione, insomma…
È questo il sogno del continuo che attrae a sé tutte le cose.
E il discreto?
Se irrompe il discreto il pensiero subisce un piccolo trauma, è come reciso, scisso. È però solo a partire dal discreto che il continuo può essere avvicinato e calcolato . Una complementarietà che sfida la nostra mente e ci aiuta a comprendere noi stessi e il mondo.