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La fiducia come gioco sociale

Autore

Giorgio Vallortigara
è professore di Neuroscienze all’Università di Trento. Il suo ultimo libro, pubblicato da Adelphi, è “Pensieri della mosca con la testa storta” (2021).

La descrizione più chiara che abbia mai letto del problema della fiducia è la versione proposta anni orsono da Douglas Hofstadter del famoso Dilemma del Prigioniero in uno dei suoi Metamagical Themas su Scientific American. Immaginate di essere un ladro di gioielli che stabilisce una complicità con un ricettatore: l’accordo è che vi incontriate a mezzanotte, voi porterete una valigia piena di gioielli, lui una valigia piena di denaro. Conviene che vi rechiate all’appuntamento con la valigia vuota o con la valigia piena di gioielli? Il ragionamento è presto fatto: se andate con la valigia piena e il ricettatore ha portato pure lui una valigia piena l’affare andrà a buon fine. Ma potete fidarvi? Perché se invece il ricettatore viene con la valigia vuota voi ci rimettete tutti i gioielli. Allora forse meglio essere prudenti e recarsi all’appuntamento con la valigia vuota: se il ricettatore viene con la valigia piena avrete ottenuto il famoso «pasto gratis» di Lord Keynes, se invece viene con la valigia vuota almeno non ci avrete perso nulla. Il problema è che se assumiamo che il mondo sia abitato da creature razionali, il ricettatore avrà condotto la vostra identica linea di ragionamento e si presenterà anch’egli con la valigia vuota.

Qui la logica sembra costituire un decisivo impedimento alla cooperazione. Le cose però non sono così lineari se immaginiamo uno scenario un poco più plausibile per lo sviluppo di una relazione di fiducia. Ad esempio, supponiamo che gli incontri con il ricettatore abbiano una base periodica. Tutti i mesi vi incontrate una volta per lo scambio di valigie. Sapendo che al primo incontro ne faranno seguito molti altri, come vi comportereste? Forse decidereste che dopotutto vale la pena all’inizio comportarsi bene, recandosi all’appuntamento con la valigia piena. Se il ricettatore si rivelasse incline a defezionare lo potreste punire in occasione del secondo incontro, e magari col tempo ambedue giungereste alla conclusione che collaborare sia meglio che defezionare.

Il problema della fiducia è tutto qui: come può evolvere la cooperazione tra entità che sono al livello individuale del tutto egoiste? Che siano gli organismi su cui trafficano i biologi evoluzionisti o i cittadini di cui si occupa un ecologo sociale o un amministratore di condominio cambia poco. Non possiamo sperare che la psicologia individuale offra di per sé un qualche vantaggio: il rischio della presenza dell’ingannatore – del free rider – si pone identicamente per tutte le entità, che abbiano o meno sviluppato una psicologia sofisticata.

Nondimeno abbiamo imparato che con un minimo di dotazione psicologica – ovvero un po’ di memoria, qualche abilità di stimare i costi e i benefici delle azioni e una capacità di riconoscimento individuale – può evolvere ciò che il biologo Robert Trivers ha chiamato «altruismo reciproco». La reciprocità – l’idea che se tu oggi gratti la schiena a me io poi la gratterò a te – richiede infatti che (1) mi ricordi di aver condotto un atto altruistico, (2) che mi aspetti avendo pagato un costo che sia contraccambiato con un atto di pari valore e (3) che sia contraccambiato proprio da quel preciso individuo cui io ho rivolto in origine l’atto altruistico, lui e non un altro. Grazie all’ingegno sapiente dello psicologo Anatol Rapaport, dello scienziato della politica Robert Axelrod e del biologo evoluzionista William Hamilton queste idee hanno condotto alla scoperta della strategia «TIT FOR TAT» (pan per focaccia) i cui principi matematici nascosti (che si palesano scendendo almeno fino al terzo livello, secondo Hofstadter) e che vengono oggi insegnati ai negoziatori e ai diplomatici, ci hanno consentito di capire che, in linea di principio, l’evoluzione della fiducia è possibile. Come?

Se i giocatori disponibili all’altruismo reciproco (giocatori TIT FOR TAT) sono pochi nella popolazione allora la fiducia non può evolvere, perché sarà troppo bassa la probabilità che un altruista reciproco incontri un altro altruista reciproco. Ma una volta raggiunta una certa soglia, quando il numero di altruisti fiduciosi sia sufficientemente alto, la strategia diventerà stabile nella popolazione. In teoria dei giochi, stabile non significa la migliore possibile, ma solo che se la strategia viene adottata dalla maggior parte degli individui non può essere sostituita da alcuna strategia alternativa. Per usare l’espressione di Axelrod, tutto avviene come se la ruota dell’ingranaggio sociale avesse un dente d’arresto: tornare indietro non si può più e la cooperazione risulta vincente (qui sto semplificando un po’, perché in realtà i calcoli mostrano che i free riders, gli imbroglioni, quelli che sfruttano la fiducia degli altri non sono destinati alla scomparsa, bensì sopravvivono nelle popolazioni grazie a un fenomeno di selezione dipendente dalla frequenza: possono restare ma non prosperare, poiché non appena il loro modesto numero aumentasse perderebbero ogni vantaggio; l’inestinguibile presenza dei free riders è qualcosa con cui le società umane devono perciò venire a patti).

Tutto ciò alla lavagna, quando poi dalle equazioni si passa alla descrizione del mondo naturale le cose si complicano in modi interessanti. Ad esempio, i comportamenti cooperativi sono relativamente ben sviluppati nella nostra specie rispetto ad altre specie di primati. Si tratta di comportamenti sostenuti, appunto, da una psicologia sofisticata necessaria a una vita di relazione intricata, e includono aspetti potenti come la riprovazione morale e il senso di vergogna per contrastare la defezione e l’inganno nelle pratiche di altruismo reciproco. Gli scimpanzé, ad esempio, appaiono essere relativamente più competitivi e meno cooperativi degli esseri umani, un tratto, questo della cooperazione, che nella nostra specie sembra essere stato favorito da meccanismi di auto-domesticazione, come argomentato dall’antropologo Richard Wrangham. Tuttavia vi sono altre specie nelle quali la fiducia e l’altruismo paiono essersi parimenti sviluppate. Uno dei casi più interessanti l’ha descritto recentemente l’etologa Auguste von Bayern nei pappagalli cenerini. Dopo essere stati addestrati a consegnare un gettone allo sperimentatore per ottenere una ricompensa, se si trovano a dover scegliere tra due gettoni, la scelta di uno dei quali comporta una ricompensa solo per chi lo possiede mentre la scelta dell’altro comporta una ricompensa anche per un altro individuo, scelgono il secondo gettone, quello che avvantaggia anche l’altro individuo.

I pappagalli cenerini esibiscono anche un sorprendente grado di tolleranza all’ingiustizia. Ad esempio, quando osservano che l’esecuzione di uno stesso compito viene premiato in un conspecifico con una ricompensa di maggiore valore o quando un individuo deve lavorare più del suo vicino per ottenere lo stesso guadagno, questi animali non reagiscono interrompendo ogni attività o mostrando segni di frustrazione come ci si potrebbe aspettare, bensì sopportano di buon grado l’iniquità. 

La possibilità di punire chi defeziona e di cercare la collaborazione di individui che contraccambiano lealmente è alla base della fiducia. La ragione per cui i pappagalli cenerini mostrano una simile sopportazione delle ingiustizie potrebbe essere dovuta al fatto che questi animali mantengono un legame di coppia con un singolo partner per tutta la vita. Quando hai un partner per la vita non importa se occasionalmente questi possa ottenere qualcosa di più di te o con un minor costo, perché sarà comunque la prole di entrambi a trarne vantaggio alla fine (e il maschio ha in questo regime buona certezza della paternità). Le strategie di relazione sessuale sembrano cioè dettare le regole dell’intera vita sociale. Superfluo notare come ciò valga, seguendo però regole diverse e favorendo quindi l’inganno e la manipolazione anziché la fiducia, in quelle specie, come la nostra, che sono invece inclini alla poliginia o alla promiscuità.

Axelrod, Robert (2006). The Evolution of Cooperation (Revised ed.), Perseus Books Group, NY, USA 

Brucks, D., von Bayern, A. M. P. (2020). Parrots voluntarily help each other to obtain food rewards. Current Biology, 30: 1-6.

Hofstadter, D. (1985). Metamagical Themas. Basic Books, NY. USA

Trivers R (2011) The Folly of Fools: The Logic of Deceit and Self-Deception in Human Life, Basic Books, NY. USA

Wrangham, R.W. (2019) The Goodness Paradox. Profile Books Ltd, London, UK

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