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La contraddizione dentro di Franco Cassano

Autore

Emanuela Fellin
Emanuela Fellin, pedagogista clinica, svolge la sua attività professionale, di studio, ricerca e consulenza per lo sviluppo individuale, sia con l’infanzia e l’adolescenza, che con gli adulti. Si occupa di interventi con i gruppi e le organizzazioni per la formazione e lo sviluppo dell’apprendimento e della motivazione. L’impegno di studio e applicazione è rivolto agli interventi nei contesti critici dell’educazione contemporanea, sia istituzionali che scolastici. Le tematiche principali di interesse vertono sui concetti di vivibilità, ambiente, cura e apprendimento. I metodi utilizzati sono quelli propri della ricerca-intervento e della consulenza al ruolo per lo sviluppo individuale e il sostegno alle dinamiche dei gruppi e delle organizzazioni.

Basterebbe leggere la frase che compare in copertina per capire che Franco Cassano ci ha lasciato, dopo la sua morte, un’indicazione precisa che ci contraddistingue come esseri umani.

Proprio oggi, con tutto ciò a cui stiamo assistendo, ogni tentativo di capire non può vivere senza una costante esperienza della contraddizione, infatti le contraddizioni attraversano tutta la strada su cui camminiamo. Abbiamo sempre cercato non solo di non eludere le contraddizioni, ma di collocarci nel loro fuoco, senza nessuna tensione spettacolare ed esibizionistica, così oscena ma oggi anche così frequentata.

Se ogni pensiero è condizionato socialmente, come si può enunciare la validità incondizionata di tale affermazione senza cadere in ostaggio di una contraddizione?

Forse oltre che cadere in ostaggio della contraddizione, se si scende a un livello più profondo di quello sociologico, dovremmo considerare che la contraddizione ci costituisce. Il nostro mondo interno emerge da una continua e serrata elaborazione delle parti di cui siamo fatti, e non sempre esse sono d’accordo tra loro. Anzi, quel confronto interiore può essere considerato una delle vie più rilevanti per cercare di divenire noi stessi.

Secondo Franco Cassano il punto sta nella differenza di età, che contrappone ad una gioventù rivoluzionaria una vecchiaia conservatrice, in cui si fronteggiano una giovinezza che, disponendo di un immenso futuro, crede di poter mutare radicalmente il mondo e una vecchiaia che, avendolo interamente alle spalle, guarda ogni mutamento con apprensione e timore.

Se però l’età anagrafica può generare contraddizioni tra generazioni, è anche vero che ogni evoluzione è fatta di memoria e di discontinuità. Così come appaiono evidenti gli investimenti in discontinuità, creatività e innovazione che non dipendono dall’età anagrafica.

Cassano dice che ci troviamo di fronte a uno scarto: se esiste una sfera dove noi non riusciamo ad arrivare, per noi essa costituisce una grande domanda senza risposta e, se ci pensiamo, in ogni nostra esistenza cerchiamo una risposta a questa grande domanda. Chi si affida alla fede, chi al consumismo, chi a pratiche quotidiane di gestione di ansie e preoccupazioni.

Scorrendo le pagine del libro Cassano fa riferimento al concetto di critica come contraddizione. Essa non è solo una conquista ma anche una perdita. Se la speranza può accecare e far perdere il senso delle proporzioni, la critica può diventare distruzione, rimanere per sempre prigioniera del segno meno, in ostaggio di un’eterna sottrazione.

Senza la critica di ogni presente, tuttavia, non saremmo e non siamo in grado di sottrarci alla consuetudine e al conformismo.

Non avremmo innovazione scientifica e sociale senza la critica dell’esistente, in ogni campo.

In questo incessante contraddirsi c’è sempre una soglia che bisogna riuscire a riconoscere, una discontinuità che talvolta si scorge a stento e l’unica via per riuscire a stare nella contraddizione è la virtù della saggezza, considerata da Cassano una virtù difficile perché il confine tra ciò che si deve accettare e ciò che va cambiato non è lo stesso per tutti gli esseri umani, che spesso entrano in conflitto proprio perché lo fissano in modi e in luoghi diversi.

Per ridurre quindi tutti questi rischi bisogna coniugare il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà, conoscere le asperità della strada e avere la volontà di superarle. La valutazione delle nostre scelte dipenderà da quello che di esse penserà il futuro. E in un tempo come questo, credo sia l’unica via percorribile, perché il richiamo forte alla complessità del mondo reale e al carattere drammatico delle scelte non è un invito implicito a rassegnarsi all’indecifrabilità del mondo, ma la premessa necessaria per impegnarsi a capire e ridurre gli errori possibili.

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