asd

Fidarsi è bene, fidarsi meglio è di più

Autore

Emanuela Fellin
Emanuela Fellin, pedagogista clinica, svolge la sua attività professionale, di studio, ricerca e consulenza per lo sviluppo individuale, sia con l’infanzia e l’adolescenza, che con gli adulti. Si occupa di interventi con i gruppi e le organizzazioni per la formazione e lo sviluppo dell’apprendimento e della motivazione. L’impegno di studio e applicazione è rivolto agli interventi nei contesti critici dell’educazione contemporanea, sia istituzionali che scolastici. Le tematiche principali di interesse vertono sui concetti di vivibilità, ambiente, cura e apprendimento. I metodi utilizzati sono quelli propri della ricerca-intervento e della consulenza al ruolo per lo sviluppo individuale e il sostegno alle dinamiche dei gruppi e delle organizzazioni.

Lavorando con un gruppo di educatori che si occupa di bambini e adolescenti, è emersa una riflessione sulla fiducia.

Ci siamo chiesti quale ruolo svolga la fiducia nella relazione educativa. In effetti educare vuol dire aumentare le possibilità e per riuscirci bisogna essere almeno in buona misura affidabili.

C’è nell’educazione una funzione di guida e di contenimento. Questo però non basta perché da parte di chi educa si tratta di trovare di volta in volta la giusta misura tra il rispetto e la valorizzazione dell’autonomia di chi cresce e la conseguente delega di azione e spazio nei suoi confronti.

E’ probabilmente una delle misure più difficili in una relazione educativa in quanto le implicazioni affettive, soprattutto quelle primarie, non facilitano sempre il giusto equilibrio tra coinvolgimento e distacco.

La delicatezza di questo processo implica comunque componenti più o meno incidenti di precarietà. La relazione educativa non è infatti deterministica ed è comunque soggetta a margini di incertezza.

Quella stessa incertezza non solo è ineludibile ma è la condizione stessa dell’educazione e dell’apprendimento. Sono infatti proprio i margini di incertezza che consentono la sperimentazione dell’autonomia e lo sviluppo delle opportunità di sperimentazione di se stessi.

Può accadere però che in periodi storici in cui l’incertezza dei riferimenti diventa particolarmente elevata e gli orientamenti di valore molto incerti, la precarietà superi le soglie di una efficace elaborazione. 

A quel punto nel circuito relazione educativa-delega-precarietà-fiducia si producono gap di particolare rilevanza che rendono difficile l’efficace esercizio dell’azione educativa.

In che cosa si traduce tutto questo a proposito del rapporto educazione-fiducia?

Se la fiducia può essere intesa come una forza fragile che può rinforzare o impoverire il legame sociale, una delle prime conseguenze è il disorientamento delle giovani generazioni soprattutto in età adolescenziale. I riflessi di questo disorientamento sui modi di vivere l’età giovanile producono un passaggio alla vita adulta senza fondamenti che siano capaci di garantire una base sicura.

Ne deriva un prolungamento eccessivo della cosiddetta fase adolescenziale. Queste dinamiche, inoltre, non possono non avere ricadute sui livelli di ansia dei genitori che, di fronte alle evidenze di alcuni fallimenti della loro funzione educativa, finiscono per eccitare le loro azioni di controllo che spesso producono un’esasperazione delle difficoltà nel perseguire l’autonomia nel tempo della maturità.

Da ultimo gli effetti più problematici sembrano manifestarsi nell’orientamento e nelle scelte sia rispetto agli studi che al lavoro, ma in particolare nell’inserimento sociale complessivo.

Cercando di comprendere quale ruolo svolgono le istituzioni come la famiglia, la scuola, le forme associative, e le istituzioni pubbliche in questa crisi di fiducia che attraversa il legame sociale, è necessario rilevare che le istituzioni mostrano una scarsa capacità di contenimento delle aspettative di orientamento e sostegno, in quanto interessate di fatto dalle stesse dinamiche che producono effetti difensivi rispetto ai compiti primari.

Il risultato è un sentimento di sfiducia nei confronti delle istituzioni con ricadute sull’incremento dei processi di precarizzazione.

La fragilità della fiducia può trovare nella prossimità delle relazioni nei piccoli gruppi un’opportunità di costruzione di reti sociali corte da cui è possibile immaginare che si costituiscano inedite forme di socialità capaci di educazione e contenimento efficaci.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Ultimi articoli

Il museo delle cretinerie, ovvero modesta proposta di modifica del PIL

Vent’anni che scrivo e mi sembra di parlare ai muri. Non sono stato colto da un improvviso attacco di...

Vladimir Jankélévitch, L’ironia, Il Nuovo Melangolo, Genova 2006

Ugo Morelli: Che vuol dire essere dentro e fuori un certo ordine del discorso, allo stesso tempo?Vladimir Jankélévitch: Muoversi tra presa di...

L’ironia è morta?

Che cos’è l’ironia?L’ironia è la capacità di tenere insieme verità opposte in una stessa affermazione e in uno stesso discorso, sopportandone e...

L’ironia e l’incauta contemporaneità vs l’ambivalenza e la possibile danza dell’architettura

Le discipline di riferimento intorno all’ironia attingono sostanzialmente alla linguistica e alla filosofia, e sono accomunate dalla contrarietà o dal contrasto. Tale...

L’Ironia, l’autoironia e la sfida dell’Educazione

Misurarsi con la dimensione dell’educazione per comprenderne le dinamiche fondamentali ed intercettarne così le virtualità e le tensioni implicite pare oggi un’impresa...