Antonio Damasio, Sentire e conoscere, Adelphi, Milano 2022

Autore

Ugo Morelli
Ugo Morelli, psicologo, studioso di scienze cognitive e scrittore, oggi insegna Scienze Cognitive applicate al paesaggio e alla vivibilità al DIARC, Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli; è Direttore Scientifico del Corso Executive di alta formazione, Modelli di Business per la Sostenibilità Ambientale, presso CUOA Business School, Altavilla Vicentina. Già professore presso le Università degli Studi di Venezia e di Bergamo, è autore di un ampio numero di pubblicazioni, tra le quali: Mente e Bellezza. Arte, creatività e innovazione, Allemandi & C, Torino 2010; Mente e paesaggio. Una teoria della vivibilità, Bollati Boringhieri, Torino 2011; Il conflitto generativo, Città Nuova, Roma 2013; Paesaggio lingua madre, Erickson, Trento 2014; Noi, infanti planetari, Meltemi, Milano 2017; Eppur si crea. Creatività, bellezza, vivibilità, Città Nuova, Roma 2018; Noi siamo un dialogo, Città Nuova Editrice, Roma 2020; I paesaggi della nostra vita, Silvana Editoriale, Milano 2020. Collabora stabilmente con Animazione Sociale, Persone & Conoscenza, Sviluppo & Organizzazione, doppiozero, i dorsi del Corriere della Sera del Trentino, dell’Alto Adige, del Veneto e di Bologna, e con Il Mattino di Napoli.

Qual è il senso di questo tuo nuovo lavoro?

Qualsiasi teoria cerchi di spiegare l’esistenza delle menti e della coscienza ignorando il sistema nervoso è destinata al fallimento… D’altra parte, qualsiasi teoria si appoggi esclusivamente sul sistema nervoso… è destinata a fallire anch’essa.

Che rapporto c’è fra la tua ricerca e questo nuovo contributo?

Riprendendo e rielaborando le acquisizioni della mia ricerca sperimentale, condenso qui l’analisi di ogni aspetto dell’«intelligenza biologica» che caratterizza gli organismi viventi.

Che cosa ne ricava?

In particolare, analizzando i passaggi evolutivi attraverso i quali si sono via via differenziate le varie forme di quell’intelligenza, cerco di delineare in modo inedito la differenza tra «concetti insidiosi» come mente e coscienza, come fonti esclusive di spiegazione.

Che cosa emerge?

Il ridimensionamento dell’incidenza filogenetica e del linguaggio – ancora egemone in tante teorie – nell’emergere del processo cosciente.

Che rapporto c’è con l’attualità dell’intelligenza artificiale?

Cerco di chiarire come l’obiettivo di costruire «macchine capaci di sentire» debba seguire la strada di una robotica e di un’intelligenza artificiale capaci di sostituire strutture rigide con altre sempre più flessibili e regolabili.

Come ne usciamo in quanto homo sapiens? 

Nel rimarcare i «traguardi esclusivi» raggiunti dalla nostra specie, è bene ricordare come i «fondamentali dispositivi» di cui ci siamo serviti non siano che trasformazioni e aggiornamenti di meccanismi già utilizzati da altre forme di vita, in una lunga storia di successi individuali e sociali. Una conferma della rilevanza di quel che ci precede e in buona misura ci costituisce, e della nostra appartenenza alla storia evolutiva.

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