Una Biblioteca nel cuore dell’infosfera. Il valore e il lavoro dello spirito

Autore

Rosario Iaccarino
Rosario Iaccarino, nato a Napoli nel 1960, dal 1982 al 1987 ha lavorato come operaio presso la SIRAM, assumendo l’incarico di delegato sindacale della Fim Cisl; nel 1987 è entrato a far parte dello staff della Fim Cisl nazionale, prima come Responsabile dell’Ufficio Stampa e dal 2003 come Responsabile della Formazione sindacale. Cura i rapporti con le Università e con l’Associazionismo culturale e sociale con i quali la Fim Cisl è partner nei diversi progetti. Giornalista pubblicista dal 1990. È direttore responsabile della rivista Appunti di cultura e politica. E’ componente del Comitato Direttivo e del Comitato Scientifico dell’Associazione NExT (Nuova Economia per Tutti).

Intervista a Pietro Piro, sociologo, saggista, fondatore della Biblioteca “Veni creator spiritus”.

Vorrei iniziare questo dialogo partendo da una domanda: nel tempo dell’infosfera, del dominio dell’algoritmo, dell’invasione dei social media, come le è nata la voglia di mettere in piedi, a Termini Imerese, una Biblioteca? Qual è il senso di un’iniziativa del genere, oggi?

Se si osserva con attenzione la realtà sociale – e quella del Sud in particolare – ci si accorge che esistono ancora condizioni di marginalità e povertà educativa che necessitano un lavoro di cura che, a mio avviso, chiama a una prossimità fisica immediata. La Biblioteca è innanzitutto un punto fermo, riconosciuto e riconoscibile, nel flusso incessante della produzione di segni del nostro tempo. L’idea è semplice: mettere in un quartiere totalmente privo di offerte culturali e densamente popolato, un punto di accesso alla cultura che possa soddisfare tutti i bisogni e generarne di nuovi. Il senso è immediato e misterioso allo stesso tempo. Immediato perché ti accorgi subito della rilevanza del luogo guardandoti attorno. Misterioso perché proprio in un’epoca che sta investendo tutto nella digitalizzazione dell’esperienza, generare curiosità e stupore attraverso libri, fumetti, vinili, genera un senso di meraviglia che non è facile da descrivere. 

Lei è partito avendo a disposizione  pochissimi mezzi, ma con un progetto chiaro e una grande motivazione. Ha trasformato un locale adibito a magazzino in un luogo di accoglienza, di socializzazione, e in uno spazio di nutrimento culturale e interiore, con l’idea di tenerlo aperto 24 ore su 24. Qual è stata la risposta dei cittadini di Termini Imerese? E quali sono stati i maggiori ostacoli che avete dovuto superare?

La risposta è stata graduale. Da un iniziale sospetto e indifferenza a una sempre maggiore curiosità, stupore, voglia di partecipare, entusiasmo e dono. Posso dire, senza nessun timore di essere smentito, che oggi la Biblioteca è “sentita” da molte persone come un bene comune. Gli ostacoli non li abbiamo superati. Siamo dentro l’ostacolo. Viviamo in un contesto povero di mezzi, di entusiasmi, di speranza. Tutto quello che pensiamo si scontra con limiti enormi. Mi pare, che noi stiamo imparando non tanto a superare le difficoltà, quanto a vivere nelle difficoltà.

La genesi della Biblioteca a Termini Imerese evoca per molti versi l’esperienza realizzata all’Olivetti di Ivrea negli anni ’50, quando alla nascente Biblioteca di fabbrica, diretta da Geno Pampaloni, vennero tolte le griglie che custodivano i volumi: avvenne che molti libri scomparvero. Adriano Olivetti commentò soddisfatto: “allora vuol dire che li leggono”. Anche la vostra iniziativa dimostra che è il tipo di offerta che riesce a stimolare e a far emergere una domanda culturale di qualità.

Credo che questa “posizione” di Olivetti debba essere approfondita in riferimento al nostro contesto. Se la mattina metto fuori dalla Biblioteca un centinaio di libri e la sera alla chiusura non trovo più nulla è un bene o un male? Dal punto di vista della mera proprietà è un male. La Biblioteca perde parte del suo patrimonio. È evidente. Ma se mi concentro sulla finalità della Biblioteca, che è quella di promuovere la lettura e innalzare il livello culturale, allora, questi cento libri scomparsi sono un investimento. La nostra Biblioteca perde “patrimonio” ogni giorno. Regaliamo centinaia di libri, giocattoli, giochi da tavolo, colori e tutto quello che riceviamo lo mettiamo in comune. Credo che bisogna essere molto chiari se si intende far circolare i beni o appropriarsene. È un punto decisivo. 

Ricerche recenti mostrano che anche nell’accesso alla lettura in Italia cresce la disuguaglianza¹. Marino Sinibaldi, presidente del Centro per il libro e la lettura, afferma che “oltre al calo dei lettori, c’è una preoccupante polarizzazione sempre più netta tra chi legge da sempre e lo ha fatto in questi mesi di più, acquistando più libri e dedicandoci più tempo, e chi alla lettura non si avvicina. Il divario si è approfondito, come altre disuguaglianze durante la pandemia. Le differenze geografiche, anagrafiche, di genere, di reddito pesano sulla lettura ancora più che in passato”. Anche questo dato conferma che nel nostro paese si aggrava la povertà educativa. Cosa ne pensa?

Penso, in riferimento concreto alla mia esperienza, che se non si permette a tutti l’accesso alla lettura di libri di ottima qualità, gratuitamente, liberamente e immediatamente, ogni discorso sulla presunta “indifferenza delle persone” è pura retorica che favorisce l’immobilismo sociale. Perché un bambino che vive in una condizione di povertà se gli viene regalato un bel libro lo legge con piacere? Dovrebbe comprarlo? Ma con quali mezzi? Stiamo tornando indietro dal punto di vista sociale. C’è una regressione morale fortissima. Non basta dire alle persone di leggere. Occorrono risorse importanti per permettere la circolazione dei beni negli strati più affaticati della società. 

In uno dei suoi ultimi libri, “L’uomo nell’ingranaggio. Occasioni di critica”², nel quale affronta temi importanti quali il lavoro, la comunità, la tecnica, ecc., richiama una frase di Ignazio Silone che dice “La sola realtà che veramente mi ha sempre interessato è la condizione dell’uomo nell’ingranaggio del mondo attuale”. Lei non crede che anche la cultura, il pensiero, l’arte, siano rimasti schiacciati in questo tempo nell’ingranaggio della mercificazione?

La cultura, il pensiero, l’arte, non vivono mai indipendentemente dal contesto sociale che li genera. Sappiamo bene che molte opere d’arte non sarebbero esistite senza il sostegno dei committenti. Mi pare che oggi l’elemento che domina il flusso culturale è la sua docilità al consumo. Tutto deve trovare un “canale di consumo”. Altrimenti diventa irrimediabilmente “fuori mercato”. Siamo arrivati al punto che le esigenze del mercato determinano l’elemento creativo generando prodotti culturali che nascono già come merce da consumare. È un discorso molto complesso che implica molti livelli di analisi. Però, in riferimento alle mie esperienze vissute, oggi molte persone hanno l’impressione di vivere in un potente ingranaggio che non lascia spazio a nessuna libertà. Questa asfissia genera il panico, il terrore, la depressione. In questa sensazione di mancanza di prospettive e di capacità di autodeterminazione, occorre sempre e comunque stare dalla parte dell’uomo piuttosto che dell’ingranaggio.

Bernard Stiegler, nel suo libro “Reincantare il mondo. Il valore spirito contro il populismo industriale”³, parla dell’ambiguità della tecnologia digitale, mettendo in guardia dal “concatenamento tra tecnologia, società e capitale” e auspicando che si sviluppi, da un lato, una critica a quanto di “tossico” vi è in questi processi, e, dall’altro, che si giunga  “ad una nuova età del sapere”, affinchè emerga “il valore dello spirito”, come amava chiamarlo Paul Valery. Il sorgere di una Biblioteca si può collocare in questo solco virtuoso?

La nascita di una Biblioteca mi pare sia sempre stato un evento in controtendenza con il divenire della realtà. La realtà accelera. La Biblioteca frena. La realtà accresce il rumore. La Biblioteca chiama al silenzio. Una Biblioteca è un segno molto potente secondo me. Raccoglie la parola dell’uomo e gli dedica uno spazio sacro (nel senso profondo del termine: separato, interdetto, diverso dal profano). Mi rendo sempre più conto che in una Biblioteca non si è mai da soli anche quando non c’è nessuno. 

Recentemente ha dato alle stampe il suo ultimo saggio dal titolo “Solidarietà senza confini. Scritti sulla linea umano/disumano. A cosa si è ispirato e di cosa tratta il libro?

Il libro raccoglie saggi e interventi scritti sia prima che dopo la pandemia. È un libro da meditare. Perché ogni saggio permette un’apertura su aspetti molteplici della realtà. Originariamente questo volume doveva intitolarsi: Contributi per la comunità concreta. Il titolo voleva omaggiare l’intuizione comunitaria di Adriano Olivetti, che nel 1945 dava alle stampe il volume L’ordine politico delle comunità. Opera che pone al centro dell’organizzazione dello Stato la comunità, unità territoriale dai contorni geografici imprecisati, culturalmente omogenea ed economicamente autosufficiente. Ciò che mi ha profondamente colpito di quest’opera è la fiducia di Olivetti nella possibilità dell’uomo di costruire una comunità responsabile che sappia vivere, amare e lavorare, non solamente per produrre benessere economico ma anche per elevare le coscienze. Il titolo che, infine, ho scelto per rappresentarli, è ispirato da Giuseppe Dossetti che nel suo scritto Una grande solidarietà senza confini scriveva: «Non c’è da avere paura: se voi accogliete un uomo come uomo e come fratello non vi verrà altro che bene; se voi lo accogliete con riserva e mettete una certa barriera e vi volete difendere da lui, preparate la disgrazia per voi». Ecco, credo che il senso della comunità futura che dobbiamo costruire è tutto qui: una grande solidarietà senza confini e senza paura. 

Come si può aiutare concretamente la Biblioteca? 

Inviando libri di ogni genere (tranne scolastici) a questo indirizzo: Biblioteca Veni Creator Spiritus, Via dei Bagni n.75 90018 Termini Imerese (PA).

_____________________

Pietro Piro (Termini Imerese 1978), sociologo. Responsabile ricerca e sviluppo dell’Area Sociale e Formativa dell’Opera Don Calabria. Fondatore della Biblioteca “Veni Creator Spiritus”. I suoi ultimi contributi sono: L’uomo nell’ingranaggio, Edizioni La Zisa, Palermo, 2019; Perdere il lavoro smarrire il senso: esperienze educative e altri saggi di sociologia critica, Mimesis, Milano-Udine 2018; Desiderio di volti. Scritti d’occasione, Unicopli, Milano 2017, Auschwitz è ancora possibile? Temi e argomenti per un pensare civile, Cultura e Dintorni, Roma 2016.

¹ https://www.illibraio.it/news/librerie/italia-lettori-2021-1411397/

² P. Piro, L’uomo nell’ingranaggio, Edizioni La Zisa, Palermo, 2019

³ B. Stiegler, Reincantare il mondo. Il valore spirito contro il populismo industriale, a cura di P. Vignola, ,Orthotes, Napoli, 2012

⁴ P. Piro, Solidarietà senza confini. Scritti sulla linea umano/disumano, Edizioni La Zisa, Palermo, 2021

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