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Il lento remare di una barca

Autore

Caterina Vecchiato
Caterina Vecchiato è nata a Finale Ligure il 01 giugno 1952 da genitori veronesi: Alojse vecchiato un docente umanista e matematico che è stato musicista riconosciuto in Italia e all’Estero per le sue composizioni e per l’attività di promozione della musica classica. La madre Giannapaola Stegagno anche lei cultrice della musica ha condiviso e sostenuto gli interessi artistici e culturali della famiglia. Conseguita la maturità classica, diplomandosi al liceo Gabriello Chiabrera di Savona si è poi laureata in medicina nel 1978 presso l’ateneo genovese e specializzata in psichiatria alla scuola di Pavia allora diretta dal prof. Dario De Martis. Ha lavorato dal 1984 al 2004 nella clinica psichiatrica dell’Università di Genova diretta dal prof. Romolo Rossi, in ambito clinico e di docenza con particolare interesse per gli studi di psicopatologia fenomenologica. In seguito, conseguito il ruolo apicale, ha diretto servizi psichiatrici ospedalieri e territoriali a Cuneo e nel savonese. La sua attività clinica si è orientata all’integrazione dei trattamenti psicoterapici e sociali con gli interventi psicofarmacologici e riabilitativi nei percorsi di cura delle psicosi. Ha inoltre sviluppato i suoi interessi umanistici attraverso lo studio della creatività e dell’espressione artistica anche nei suoi risvolti terapeutici. Psicoterapeuta di formazione psicoanalitica insegna attualmente presso la Scuola di psicoterapia psicoanalitica esistenziale Gaetano Benedetti di Perugia e collabora con il gruppo redancia in tema di arteterapia. Tra le sue pubblicazioni: “Il senso della psichiatria incontro tra psicoanalisi, psicopatologia e letteratura” a cura di Caterina Vecchiato e altri, edizioni Redancia 2006.

Ormai da qualche anno seguo le riflessioni di Ugo Morelli soprattutto attraverso la sua notevole produzione di libri e articoli per diverse riviste, ma anche in occasione di incontri congressuali e di formazione (recentemente drasticamente limitati) che spesso mi hanno consentito di intrecciare con lui un dialogo intenso e arricchente.

Il suo articolo “Clima e Cambiamento” viagramsci del 12 agosto più del solito mi ha colpito  anche perché così intonato con l’atmosfera che colora questo nostro momento storico.

Un articolo per me molto toccante nel senso più completo del termine: esprime un vissuto insieme disperato e programmatico. In tal senso appare particolarmente lucida la frase sulla fondamentale necessità di “organizzare la speranza” (nonostante le citate dichiarazioni di Kate Marvel). Infatti “sarebbe importante vedere finalmente emergere scelte precise e profonde per organizzare la speranza”, perché per quanto fragile la speranza come dispositivo antropologico è comunque presente in quanto connaturata all’esistenza. Si tratta di aiutarne l’orientamento e l’intelligenza magari dando seguito al desiderio che ci si prenda in carico questo compito come sarebbe necessario e… doveroso.

Ho trovato illuminante il tempistico recupero della funzione filosofica manifestata nel citare “mai tacersi ciò che può essere pensato contro il proprio pensiero” di F. Nietzche e la “bordata” all’uso del termine resilienza che ben rappresenta certa retorica corrente che non ci risparmia… “parola impresentabile e decisamente offensiva… riguarda i metalli, non le persone”come dire “oltre al danno anche la beffa”!

Ugo Morelli ci ricorda la strada indicata dal filosofo che è la più “delicata”: per cambiare bisogna pensare contro sé stessi, contro la forza dell’abitudine e di seguito ci racconta e segnala, magistralmente, la mostra Event Horizon a Copenaghen dove Thomàs Saraceno propone, tramite un attraversamento in barca, quello che possiamo immaginare e rappresentare del mondo del futuro con una installazione  straordinariamente centrata riguardo al sentimento di smarrimento e perdita così spesso incombente e pregnante . Un’esperienza che si anima in un luogo speciale: le cisterne che contenevano l’acqua per la città, luoghi sotterranei poco illuminati e nel silenzio ,richiesto ai visitatori ,si può  meditare immaginando spaesamenti che ci aspettano, forse.

 Non so se qui il pensiero filosofico ci soccorre e mi viene in mente Kafka nella metafora della battaglia tra passato e futuro parabola citata da H. Arendt:”Egli ha due avversari il primo lo incalza alle spalle, l’altro gli taglia la strada ,egli combatte con entrambi…il suo sogno sarebbe uscire una volta in un momento non osservato… è vero che ci vorrebbe una notte buia come non c’è mai stata : uscire dalla linea di combattimento e per, la sua esperienza nella lotta, essere nominato giudice dei suoi avversari che combattono tra loro”  può essere la posizione del filosofo novecentesco … invece l’egli kafkiano con la presenza e un corpo fragile può tuttavia stare nel presente, determinare un piccolo spostamento e le acrobazie del pensiero ….

Si può leggere come fallimento del filosofo quantomeno in quanto combattente, ma anche cercare la rivelazione di una lacuna che si può creare solo nel presente scevro di giudizio?

Credo che la conclusione dell’articolo di Morelli sul modo artistico di connettere percezione, movimento, esperienza e pensiero, come nell’installazione di Saraceno, rimandi alla capacità di apprendere, approfondire e connettere le varie dimensioni dell’uomo nel mondo quando riesce ad aprirsi ad una autentica e generativa possibilità di ascolto della propria e altrui interiorità.

Già in altri scritti Ugo citava questa opportunà e possibilità umana da promuovere con una terza educazione all’insegna dell’imparare ad imparare qui si aggiunge l’urgenza dell’instabilità ormai estrema rappresentata dal titolo della Mostra di Copenagen  ”Event Horizon”: punto di non ritorno? Urgenza che rimanda a una temporalità particolare quella intensa e puntiforme della frammentarietà. Già Bruno Callieri,il grande psicopatologo, segnalava negli anni novanta del secolo scorso questa modalità di temporalizzarsi tipicamente presente nel disturbo borderline di personalità come di sempre più comune riscontro. Oggi ben oltre i disturbi mentali andrebbe meglio approfondita la ricerca su questo vissuto riguardo al tempo che si costituisce quasi come un lampo di luce nell’oscurità che struttura una visione intensissima iperlucida, ma senza spessore e difficile da memorizzare. Al contrario di grande potenza evocativa può dimostrarsi il lento remare in una barca nella traversata delle Cisternerne nel silenzio del tacere su commissione.

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