Osip Mandel’stam, Conversazione su Dante

Autore

Ugo Morelli
Ugo Morelli, psicologo, studioso di scienze cognitive e scrittore, oggi insegna Scienze Cognitive applicate al paesaggio e alla vivibilità al DIARC, Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli; è Direttore Scientifico del Corso Executive di alta formazione, Modelli di Business per la Sostenibilità Ambientale, presso CUOA Business School, Altavilla Vicentina. Già professore presso le Università degli Studi di Venezia e di Bergamo, è autore di un ampio numero di pubblicazioni, tra le quali: Mente e Bellezza. Arte, creatività e innovazione, Allemandi & C, Torino 2010; Mente e paesaggio. Una teoria della vivibilità, Bollati Boringhieri, Torino 2011; Il conflitto generativo, Città Nuova, Roma 2013; Paesaggio lingua madre, Erickson, Trento 2014; Noi, infanti planetari, Meltemi, Milano 2017; Eppur si crea. Creatività, bellezza, vivibilità, Città Nuova, Roma 2018; Noi siamo un dialogo, Città Nuova Editrice, Roma 2020; I paesaggi della nostra vita, Silvana Editoriale, Milano 2020. Collabora stabilmente con Animazione Sociale, Persone & Conoscenza, Sviluppo & Organizzazione, doppiozero, i dorsi del Corriere della Sera del Trentino, dell’Alto Adige, del Veneto e di Bologna, e con Il Mattino di Napoli.

Eravamo nel 1933, lei era già in disgrazia rispetto al regime di Stalin, viveva da emigrato interno prima di essere imprigionato in un lager, ed è stato travolto da Dante, studiando l’italiano attraverso la Divina Commedia… 

Ero tornato alla poesia dopo il mio viaggio in Armenia nel 1930, grazie a un’amicizia, quella con Boris Kuzin, un giovane biologo: “Quando dormivo senza indole né volto / l’amicizia mi svegliò come uno sparo…”. Quando partimmo per la Crimea con Nadezda, nella valigia avevamo due cose preziose: il ‘Dante di Oxford’, Tutte le opere di Dante Alighieri nuovamente rivedute nel testo del Dr. E. Moore, 3.a edizione; e un chilo di pane, in vista della miseria che ci aspettava in una terra in cui si moriva per fame. 

Come ha scritto la Conversazione su Dante? 

Un giorno sono riuscito a procurarmi un mucchio di ruvidi fogli grigiastri e ho cominciato a dettare il testo a Nadezda. Volevo il mio Dante e un Dante che divenissi universale. La poesia di Dante non può essere parafrasata, descritta, riassunta. Il mio testo un poema critico. Un poema sulla poesia di un grande del Medioevo, di un grande del Novecento. È sempre in guerra la poesia. È sempre in moto, in cammino… 

Nadezda dice che non sa dove lei avesse scovato una Divina Commedia di piccolo formato che aveva sempre in tasca… 

Sì, perché Dante è un’immensa vena d’oro, una pioggia d’imprevisti, ha un potere galvanizzante, un dono che fa ringiovanire. È riuscita persino a strapparmi pur rari sorrisi, in pieno contrasto con la funesta epoca in cui, fino a un certo punto, sono riuscito a sopravvivere. 

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