6.00 apro gli occhi – il tempo è poco – dovrò essere in ufficio per le 8.30 e prima, anche questa mattina, ho varie cose da preparare
6.15 doccia veloce, mi metto al pc, leggo le mail della sera precedente e rispondo cercando di portarmi avanti nel caso dovessi tardare in ufficio a causa del traffico
6.45 è ora di stirare i vestiti della giornata (non l’ho fatto ieri sera per la stanchezza), pulire le scarpe di Alice (sempre sporche di terra), controllare la cartella e via di corsa a preparare la colazione
7.00 è ora di svegliare Alice (10 anni) e fare colazione insieme
7.15 ci si lava, veste, si controlla la borraccia, la mascherina nuova (e quella di riserva), si prepara la merenda (quella è una cosa che si dimentica facilmente) e con un occhio si controlla sempre il telefono, qualcuno sta già rispondendo alle mail e ai messaggi della giornata
7.40 si va a scuola, per fortuna non è lontana. Per 10 minuti possiamo parlare e posso salutare Alice con una parola dolce e un abbraccio
7.50 lasciata la scuola si corre al lavoro…ce la devo fare in 40 minuti
8.15 durante il viaggio il telefono comincia a suonare e i pensieri delle cose da fare durante la giornata cominciano a materializzarsi
8.40 sono in ritardo di 10 minuti. Da quel momento in avanti la mattinata scorre tra riunioni, telefonate, grafici
13.15 finalmente si pranza e telefono alla nonna che andrà a prendere Alice a scuola e la terrà fino alle 18.30 circa
14.00 si torna al lavoro ci sono ancora tante cose da fare
16.00 Alice mi chiama perché non riesce a fare gli esercizi di geometria. La nonna non la ricorda e io devo fare un ripasso veloce…grazie a Google. Foto del libro, WhatsApp, e via…soluzione e spiegazione…a tempo record
16.15 riunione
17.50 finite le ultime cose, lascio l’ufficio e mi dirigo verso casa per prendere Alice
18.40 in leggero ritardo arrivo dalla nonna
19.00 finalmente a casa, i compiti per domani sono stati fatti, la cartella è stata preparata ma è già ora di organizzare la cena. Che si mangia? Nel frattempo Alice si fa una doccia e si mette in pigiama
19.40 ceniamo, parliamo, ci raccontiamo la giornata, la scuola, gli amici, la nonna, la danza, i libri, gli aneddoti, i sogni
20.10 sistemo la cucina, carico la lavastoviglie e con un occhio rispondo a qualche messaggio email (domani ci sono ancora tante cose da fare al lavoro). Nel frattempo Alice guarda la televisione
21.00 finalmente divano e mezz’ora tutta nostra. Io e Alice
21.30 Alice va a dormire, domani si va di nuovo a scuola
21.45 preparo alcune cose per domani, apro il Pc e finisco quel lavoro che dovevo terminare oggi
23.40 è ora anche per me di andare a dormire, le batterie vanno ricaricate e domani mi attende ancora una giornata da Papà.
Il Parlamento europeo nel 2019 ha approvato la Direttiva Ue 2019/1158 per garantire un corretto equilibrio tra attività professionale e vita familiare ai genitori. Nei prossimi due anni, gli Stati membri dovrebbero adeguarsi alle decisioni Ue, modificando la propria legislazione per permettere al padre di godere di almeno 10 giorni lavorativi di congedo di paternità retribuito nel periodo della nascita. Ma sarà davvero sufficiente per i padri?
In Italia nel 2020 il congedo di paternità è stato aumentato a 7 giorni di congedo obbligatorio fruibile dal padre entro il 5° mese di vita del bambino (o dall’ingresso in famiglia in caso di adozioni/affidi). La madre ha diritto al congedo di maternità che prevede il diritto e l’obbligo di astenersi per 5 mesi (generalmente 2 mesi prima del parto e 3 mesi dopo). In caso di complicanze nella gestazione la madre ha diritto all’astensione dal lavoro prima del periodo stabilito. La legge stabilisce che le lavoratrici per tutto il periodo di congedo di maternità riceveranno un’indennità pari all’80% della retribuzione.
Se però paragoniamo l’Italia ad altri paesi Europei siamo ancora lontanissimi.
In Francia si parla di raddoppiare nel 2021 la durata del congedo di paternità a seguito della nascita di un figlio, portandolo da 14 a 28 giorni e con i primi 7 giorni siano obbligatori per il padre.
In Finlandia l’indennità pagata per congedo parentale arriva ad un totale di 14 mesi (164 giornate lavorative per genitore), aumentando il congedo per mamme e papà fino a quasi 7 mesi. I genitori saranno autorizzati a ‘regalare’ all’altro genitore fino a 69 giorni delle loro giornate di congedo parentale. Esiste un enorme vantaggio per il genitore single che è autorizzato a utilizzare per sé entrambe le indennità.
In Danimarca i nuovi genitori hanno diritto a 52 settimane di congedo retribuito, due concesse al padre e 14 settimane alla madre, mentre le restanti possono essere divise a seconda della volontà dei genitori.
In Svezia è previsto un congedo retribuito di 240 giorni a genitore, un vero record.
In Germania il congedo di maternità è retribuito al 100% per 14 settimane e, entrambi i genitori, possono assentarsi dal lavoro fino a 14 mesi con il 67% dello stipendio.
In Portogallo congedo di maternità o paternità sono la stessa cosa e entrambi possono scegliere se stare in congedo per 120 giorni retribuito al 100% o 150 giorni retribuito all’80%.
In generale, guardando la totalità dei dati europei la durata media del congedo di paternità è molto bassa ma l’Italia riesce comunque a fare peggio.
In una legislazione che guarda ai bisogni reali, pur essendo nella maggior parte dei casi le mamme ad usufruire dei congedi, non si dovrebbe lavorare per ridurre il gap di genere incoraggiando anche i papà a prendersi cura dei figli?
Oggi c’è un’altra necessità di aiuto senza distinzioni di genere che riguarda i genitori single che affrontano quotidianamente un compito complesso già quando lo si divide in due. E’ sempre più necessario arrivare ad una legislazione solida a loro sostegno, a contratti di lavoro che tengano conto anche di questi nuovi status e bisogni ai quali dare risposte contrattuali e di una rete sociale in grado di offrire risposte di aiuto vere nella gestione della mono genitorialità.
Al centro dell’esperienza c’è la cura e la crescita di un nuovo nato e, come si verifica nelle diverse culture del mondo, esiste una pluralità di modelli della genitorialità che attendono di essere accolti e valorizzati. Dalla mono genitorialità fino alle forme plurali di allevamento dei nuovi nati l’obiettivo dovrebbe essere riconoscere e sostenere la relazione che si genera tra chi si prende cura di una bambina o di un bambino e chi ha bisogno di contenimento e di amore.