Valerio e il suo sogno

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Marialaura Di Biase
Marialaura Di Biase è membro incaricato dal Comitato don Diana della direzione e gestione di Casa don Diana, bene liberato dalla camorra a Casal di Principe. Laureata in Economia e Management per le arti, la cultura e comunicazione presso l’Università commerciale L.Bocconi di Milano, torna nella sua terra natia per lavorare presso il Teatro Nuovo di Napoli e ricominciare la sua attività di impegno con gli scout che aveva lasciato per seguire gli studi. Nel gruppo di Aversa incontra Valerio Taglione, coordinatore del Comitato don Diana, che le chiede di occuparsi prima dei campi di Estate Liberi organizzati con il coordinamento provinciale di Caserta, e poi della segreteria del Comitato don Diana. Dal 2016, è incaricata di seguire le attività del bene confiscato grazie alla sua esperienza sia in animatore ed educatore di comunità, sia per le competenze tecnico - amministrative.

Valerio ha speso la propria vita a favore degli altri, per gli ideali di libertà dai sistemi criminali, e per la giustizia, per ristabilire la verità, perché niente fosse nascosto e che l’illegalità non dovesse avere più posto 

Valerio Taglione aveva 51 anni quando ci ha lasciati lo scorso 8 Maggio, dopo una malattia durata 4 anni.  

Combatteva da giugno 2016 quando, dopo circa 20 anni dall’uccisione di don Peppe Diana, il Comitato don Diana ricevette Casa don Diana, un bene confiscato alla camorra a Casal di Principe e dedicato al sacerdote tolto all’affetto dei suoi cari da mano criminale.  

Ma andiamo con ordine.  

Valerio comincia la sua storia di attivismo e impegno sociale con gli scout ad Aversa. Don Peppe Diana era un suo capo, poi diventato suo amico quando insieme vivevano la comunità di educatori nello stesso gruppo. Con lui condivideva le attività all’aria aperta e di educazione dei giovani. Quando don Peppe fu ucciso, nel 1994, Valerio decise che la sua vita dovesse essere spesa a favore degli altri, per gli ideali di libertà dai sistemi criminali, e per la giustizia, per ristabilire la verità, che niente fosse nascosto e che l’illegalità non dovesse avere più posto. Anche la sua tesi di laurea, discussa un anno dopo alla facoltà di Giurisprudenza, aveva come titolo “Il Volontariato nell’Organizzazione Amministrativa”proprio a manifestare quanto quell’evento così tragico avesse segnato il passo.  

Nel frattempo, continua il suo servizio in AGESCI, dove nel 2000 sarà nominato, scelto e non votato, Consigliere Generale dell’associazione, già referente per il settore Pace e Non Violenza della Regione Campania dal 2000 fino al 2011.  

Nel 2006 fonda l’associazione di Promozione Sociale Comitato don Peppe Diana, insieme ad altri referenti di associazioni territoriali come la stessa Agesci Regione Campania, le associazioni Scuola di Pace don Peppe Diana, Jerry Essan Masslo, Progetto Continenti, Omnia onlus, Legambiente circolo Ager e la cooperativa sociale Solesud Onlus.  

Queste associazioni sottoscrissero un protocollo d’intesa nel quale decisero di perseguire diversi obiettivi comuni: 

– la costruzione della memoria di don Giuseppe Diana, contestualizzando la sua vita di persona comune in una realtà problematica; 

– la realizzazione di azioni educative e didattiche sui temi dell’impegno civile e sociale per una cittadinanza attiva; 

– la promozione nelle nuove generazioni della speranza, dell’impegno e dell’assunzione di responsabilità. 

Oggi il Comitato don Diana conta 45 organizzazioni socie, centinaia di cittadini attivi e migliaia di “ponti” creati non solo in Italia ma anche in Europa. Organizza il Festival dell’impegno Civile, il Premio Nazionale don Peppe Diana, supporta progetti di riutilizzo sociale di beni confiscati, è partner di Master di I e II livello in collaborazione con le università campane, si occupa di ambiente e di prevenzione oncologica.  

La sede del Comitato è a Casa don Diana, a Casal di Principe. Valerio ha combattuto tanto affinché questo bene confiscato fosse riaperto. Era stato già affidato per altra destinazione ma rimasto chiuso per vari problemi. Fin da subito, nel 2002, il bene confiscato fu dedicato alla memoria di don Giuseppe Diana, ed era quasi un affronto alla sua memoria non dargli vita.  

Casa don Diana è subito diventata un punto di riferimento di iniziative educative e culturali. Qui, il Comune di Casal di Principe ha organizzato una mostra dal titolo “La luce vince l’ombra”, con quadri provenienti dagli Uffizi di Firenze coinvolgendo circa 50 giovani del territorio come guide al museo.  

Subito dopo è diventata un fiume in piena di scout, scuole, associazioni, parrocchie, che volevano conoscere le storie di resistenza delle vittime innocenti di camorra e dei “Partigiani del bene”, cittadini attivi che vogliono lasciare il mondo migliore di come lo hanno trovato. 

Casa don Diana è anche uno spazio di educazione all’impresa sociale, con il suo incubatore e il fab lab con le tecnologie 4.0 per imparare, facendo, a far nascere nuove idee e creare nuova economia e sviluppo sociale. 

Se è vero che la lotta alla criminalità è una lotta culturale, ancor di più è vero che bisogna far sì che le persone abbiano la libertà di scegliere. Scegliere che lavoro fare, cosa comprare, dove andare. Tutto questo è possibile solo se viene data loro la dignità di un lavoro equo, soddisfacente, legale. E l’economia sociale è tutto questo.  

Valerio ci lascia una grande eredità, responsabilità e visione. Lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato e come lui lo aveva sognato, libero dalle ingiustizie e dalla criminalità. Venite a Casal di Principe, vi aspettiamo a Casa don Diana per farvi conoscere Valerio e il suo sogno.  

1 commento

  1. L’articolo è molto bello e descrive con realismo la sua vita. Mi preme molto sottolineare l’impegno la fatica le difficoltà e talvolta le avversioni di natura politica e sociale che ha superato unitamente a tutto il comitato con la sua dignità decoro orgoglio e fierezza sentimenti che lo hanno sempre contraddistinto e comunque dediti sempre al prossimo. Il vuoto che ha lasciato e incolmabile a noi spetta l’arduo compito di riempirne qualche ridottissimo spazio.

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